C'era curiosità quest'anno all'approssimarsi dell'uscita dell'edizione 2021 della Guida Michelin, da sempre la messa cantata della chiesa laica della gastronomia. Come si sarebbero comportati i curatori della guida rossa? Il Gambero Rosso ha fatto uscire la sua guida senza voti, l'Espresso ha rinviato la pratica di qualche mese, i macaron ci sarebbero stati o no?
Ebbene, nell'anno gramo ventiventi (in cui 19 locali sono stati esclusi perché chiusi definitivamente e in cui al momento solo il 19 per cento dei locali stellati è aperto) la Michelin non ha voluto mancare al suo ruolo di spartiacque del fine dining, e ha fatto quasi finta di niente, limitandosi a traslocare sui computer e sui tablet l'evento in presenza negli ultimi anni celebrato in Emilia. No, qualcosa di diverso c'è: un po' di bontà. Essere cattivi avrebbe avvilito ulteriormente un mondo già schiaffeggiato dal destino e dal Covid, per cui bocciature cancellate o quasi.
Sono state confermate le undici tre stelle italiane, e cioè Piazza Duomo ad Alba (chef Enrico Crippa), Da Vittorio a Brusaporto (i fratelli Cerea), St Hubertus di San Cassiano (Norbert Niederkofler), Le Calandre a Rubano (Massimiliano Alajmo), Dal Pescatore a Canneto sull'Oglio (Nadia Santini), Osteria Francescana di Modena (Massimo Bottura), Enoteca Pinchiorri di Firenze (Riccardo Monco), La Pergola a Roma (Heinz Beck), Reale a Castel di Sangro (Niko Romito), Mauro Uliassi di Senigallia (Mauro Uliassi) ed Enrico Bartolini al Mudec a Milano (Enrico Bartolini). A essi non si aggiunge nessuno. Non era anno per bocciature, ma anche per tesi di laurea.
In questo clima di stasi, fanno notiza i tre locali che fanno il balzo da una a due stelle: si tratta di Santa Elisabetta a Firenze (chef il campano Rocco De Santis), di Harry's Piccolo a Trieste (chef l'enfant du pays Matteo Metullio) e soprattutto D'O di Cornaredo, alle porte di Milano, guidato dall'iconico e pettinatissimo Davide Oldani, allievo di Gualtiero Marchesi e inventore della cucina pop, ovvero alta e democratica. Una fucina di idee, libri e pensieri a cui onestamente la monostella (conquistata diciassette anni fa) stava stretta da un bel po'. Giustizia è fatta con il corredo di commenti non banali («a un certo punto ho iniziato a pensare che non è giusto lavorare venticinque ore al giorno, che non potevo patire una cosa che amo»).
Poi ci sono 26 nuove stelle. Tra esse meritano una menzione AALTO, lo spin-off di Iyo a Milano, che bissa l'unica stella di un giapponese in Italia e premia il coraggio dell'imprenditore Claudio Liu e dello chef Takeshi Iwai; va messa a referto la nona stella di Enrico Bartolini, che si appunta al petto il macaron strappato da Juan Camilo Quintero di Poggio Rosso a Castelnuovo Berardenga. E poi Zia a Roma (Antonio Ziantoni pare sia un mezzo genio, ci ripromettiamo di verificare di persona appena possibile e di ragguagliarvi) e Amistà a San Pietro in Cariano nel Veronese (chef Mattia Bianchi). Le altre nuove stelle sono Don Alfonso 1890 San Barbato a Lavello, Relais Blu a Massa Lubrense, Re Santi e Leoni a Nola, Lorelei a Sorrento, Osteria del Povero Diavolo a Torriana, Essenza a Terracina, Nove ad Alassio, Impronta d'Acqua a Cavi di Lavagna, Kitchen a Como, Borgo Sant'Anna a Monforte d'Alba, Piano 35 a Torino, Casa Sgarra a Trani, Gabbiano 3.0 a Marina di Grosseto, Franco Mare a Marina di Pietrasanta, Sala dei Grappoli a Montalcino, Linfa a San Gimignano, Petere Brunel ad Arco, Prezioso a Merano, Senso Alfio Ghezzi Mart a Rovereto, Vecchio Ristoro ad Aosta, SanBrite a Cortina d'Ampezzo, La Cru a Romagnano.
Novità le tredici stelle verdi che premiano gli chef particolarmente sensibili ai temi della sostenibilità.L'edizione 2021 della Michelin è la numero 66. Comprende 2027 ristoranti, dei quali 323 con una stella, 37 con due stelle e 11 con tre stelle. La regione con più stelle è la Lombardia (72), la provincia Napoli (34).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.