Adesso l'allerta è massima. E la stretta non può che essere commisurata al livello di pericolo che il Paese sta correndo. E così, per prevenire qualsiasi attacco di matrice jihadista, Matteo Salvini ha firmato una circolare che impone ai prefetti di aumentare i controlli e il livello di attenzione su tutti i luoghi di aggregazione di cittadini musulmani. La stretta riguarderà, dunque, sia i centri islamici sia le moschee. Ma non solo. Il vice premier leghista ha, infatti, raccomandato di "riservare una cura particolare alle dimensioni di elezione del proselitismo", anche ovviamente il web.
Non che prima fossero mancati i campanelli d'allarme. Ma negli ultimi mesi si sono fatti più pressanti. Tanto da alzare il livello d'attenzione. Tanto per citarne alcuni: i due lupi solitari che stavano progettando "un'azione aclatante a bordo di un camion", il senegalese che urlando "Allah Akbar" aveva pestato due poliziotti con una sbarra di ferro; il marocchino che aveva tentato di sgozzare un passante "perché portava un crocifisso al collo". E poi l'instabilità della Libia e la preoccupazione che sui barconi possano imbarcarsi quei foreign fighter che, persa la guerra in Libia, vogliono tornare a combattere il jihad in Europa. Non da ultimo il terribile attacco ai cristiani in Sri Lanka e il ritorno in video del califfo Abu Bakr al Baghdadi. È la minaccia di un incubo che torna in continuazione. Una minaccia che non è possibile mai sconfiggere del tutto, ma che si può tentare di prevnire con misure più stringenti come quelle che Salvini sta cercando di applicare in Italia. Oggi il numero uno del Viminale ha, infatti, pubblicato la direttiva che aveva già annunciato nei giorni scorsi. "In considerazione del profilo della minaccia (del terrorismo internazionale, ndr), incarnata anche da singoli radicalizzati istigati dal messaggio propagandistico - si legge nella circolare - occorre riservare una cura particolare alle dimensioni di elezione del proselitismo".
Gli occhi non dovranno essere unicamente puntati sulle moschee. Nei luoghi che Salvini ha chiesto ai prefetti di tenere sotto controllo rientra anche tutta quella "variegata realtà dei centri di aggregazione e delle associazioni culturali asseritamente ispirate alla fede musulmana". Strutture distribuite su tutto il territorio nazionale ma che si concentrano, in modo particolare, in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Sicilia e Toscana. Una presenza che, secondo i dati del Viminale, è "in aumento" ed è contraddistinta "da differenti ideologie" che, in certi casi, sono orientate a "una strumentale interpretazione radicale e intransigente dell'islam". I numeri sono impressionanti. Le associazioni culturali islamiche censite dal ministero dell'Interno nel nostro Paese sono 1.382. La stragrande maggiorza di queste (ben 1.068) vengono usate dai musulmani anche come luoghi di preghiera. Ed è qui che dilaga il radicalismo islamico.
A ingrossare le fila degli estremisti è ancora una volta l'immigrazione di massa che ha assunto "dimensioni significative". Come si legge nella circolare, "trafficanti senza scrupoli, organizzazioni e reti criminali" alimentano i canali alle infiltrazioni terroristiche. Proprio per questo l'allerta non può più essere circoscritta ai centri islamici. A preoccupare sono anche i "circuiti parentali e relazionali" che, però, "risultano di difficile penetrazione".
Tanto che, a fronte del dilagare del proselitismo, divente sempre più importante "riuscire a intercettare il bacino potenzialmente esteso ed insidioso dei radicalizzati in casa" per anticipare "possibili progettualità ostili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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