"L'inganno" senza trucchi di Tomassini

"L'inganno" senza trucchi di Tomassini

C i sono romanzi completamente diversi da quelli pubblicizzati dalla macchina editoriale e dalla critica, ormai ridotta a pura appendice del mercato. Non seguono le mode, non si adattano al nichilismo dominante, non vogliono essere divertenti, non si curano troppo di raccontare una storia «avvincente», non usano l'italiano standard dei prodotti fintamente colti (povertà sintattica, dizionario limitato: come nelle brutte traduzioni). In compenso, questi libri realmente trasgressivi, ti inchiodano lì, a pensare alla tua vita.

Appartiene a questa specie rara L'inganno (La nave di Teseo, pagg. 194, euro 20) di Veronica Tomassini, autrice, tra le altre cose, di Mazzarrona, romanzo candidato al Premio Strega nel 2020. Una donna viene dal sud a Milano. Cosa cerchi, non lo sa neppure lei. Un lavoro? Più probabilmente un amore. Forse il raccoglimento che precede l'ispirazione. La città è opulenta e miserabile al contempo. Siamo quasi a Natale, le luminarie del centro sfumano nel buio dei «fabbriconi», ovvero i grandi condomini della periferia, che hanno avuto i loro poeti, come Giovanni Testori, nel Fabbricone, appunto, e in Nebbia al Giambellino, e Pier Paolo Pasolini nella sceneggiatura La nebbiosa.

La protagonista si muove come un fantasma che tutto osserva mentre riflette sulla sua incerta identità di donna. Le passioni sono «uno spietato giogo su cui strozzarmi; l'amore era sbiancato, smorto, uguale al sole lombardo, dentro una domenica di novembre».

L'inganno è la falsa rivoluzione dei figli di papà, il falso movimento della aspirante metropoli, il falso chiacchiericcio delle matrone davanti al tè con i pasticcini, la falsa consistenza dei sentimenti, così fragili e volubili. L'inganno soprattutto sono l'amore e la speranza, a meno che non siano inseriti, l'uno e l'altra, in un disegno più grande, divino.

La presenza di Dio, e del suo tempio, oltre al vocabolario prezioso e alla prosa spezzata, a un passo dalla poesia, rende L'inganno una perla del tutto isolata. Ci vuole del coraggio per porsi al di fuori di tutto quello che conviene recitare sul palcoscenico delle lettere. Veronica Tomassini ce l'ha.

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