Lippi prepara l’Italia mondiale senza Totti

Vieri s’infortuna a una caviglia. E un giocatore dice: «È la maledizione di Inzaghi»

Lippi prepara l’Italia mondiale senza Totti

Riccardo Signori

nostro inviato a Lugano

Un tuffo nel Milan sulle rive del lago di Lugano, tutti al Casinò non tanto per parlare del futuro main sponsor, che di scommesse e affini ne ha fatto un’industria, quanto per spiegare l’universo rossonero ai 61 partner commerciali, detto in cifre una compagnia da 55 milioni di euro. Piccola fonte per l’immenso mare rossonero che si sta espandendo in India e Brasile ed è terzo dietro Real Madrid e Manchester United in Europa: basti pensare che il fatturato totale della stagione 2004-2005 ha raggiunto i 237 milioni di euro, che il 65% degli introiti deriva dalle Tv, quelli commerciali rappresentano il 27% e quelli derivanti da biglietti e abbonamenti solo l’11-12%, anche se l’anno scorso San Siro ha raccolto 1.750.000 spettatori. Cifre da capogiro, se non fosse che il calcio è una terrificante macchina da soldi, per chi li guadagna e per chi li spende.
Partendo da questo presupposto, ecco perché Adriano Galliani ieri, a margine di questo «Quinto Milan business forum», ha chiarito a tutti che non è più tempo per gli svolazzi di fantasia. E parlava di calcio mercato. Così riassunto. «Ronaldo? Ha ragione Moratti: mi stupirei che venisse al Milan perché abbiamo quattro punte, tutte confermate. Invece ci servono due difensori a destra. Ma Oddo, per esempio, è incedibile. Poulsen? Tifosi e giocatori hanno storto il naso, però ricordo che devono decidere i dirigenti. Al Milan è indispensabile un altro incontrista, serve un altro Gattuso: simpatico o antipatico che sia. Costacurta? Deciderà se continuare ancora un anno. Lui e Maldini sono padroni del loro destino. Se non ci fosse la carta d’identità, nessuno darebbe 40 anni a Billy».
Dal Milan a San Siro il passo è breve. Galliani mette un punto fermo: «Non firmeremo la convenzione per 99 anni, se non verranno concesse licenze commerciali che consentano altre attività. Serve una regolamentazione ad hoc come la legge Taylor in Inghilterra. E dobbiamo sperare che vengano assegnati all’Italia gli europei del 2012. In quel caso potremmo creare stadi a cinque stelle come vuole l’Uefa e chiedere per San Siro la finale di Champions league nel 2009. Altrimenti ci scordiamo tutto». Infine un occhio ai problemi della poltrona accanto, quella di presidente di Lega. Il discorso corre sul conflitto di interessi.

«Non è un problema mio, ma di tutti i rappresentanti di lega-presidenti di società. Ci vorrebbe un commissioner esterno, ovvero: via tutti noi e solo lui al potere. Così ci starei. Ma è anche vero che non succederà mai, perché ci piace gestire la lega fra di noi. Nonostante i litigi».

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