La Notte della Taranta è un festival di musica popolare oggi conosciuto in tutto il mondo. Ma nel 1998, quando il “viaggio” iniziò, si era in pochi, relativamente parlando, nella piazza San Giorgio di Melpignano. Solo due anni prima era uscito il film Pizzicata di Edoardo Winspeare, che con alcune scene in particolare aveva riacceso l’interesse internazionale sul panorama etnomusicale salentino, un interesse poi rafforzato dall’uscita, nel 2000, di Sangue vivo e dalla sua colonna sonora.
È questo il quadro culturale in cui si innesta il revival della pizzica pizzica nel Salento, che con la Notte della Taranta richiama decine di migliaia di spettatori nelle tappe del festival, per non parlare del concerto finale, in cui la contaminazione musicale la fa da padrone.
Che cos’è la Notte della Taranta
Oggi il festival della Notte della Taranta, pur mantenendo nell’impianto musicale una forma sperimentale, presenta nella struttura una formula ben collaudata: quella del festival itinerante che parte da Corigliano d’Otranto e che tocca diverse città della Grecìa salentina, più altre tra cui Galatina - dove il morso della taranta ha radici culturali, religiose e musicoterapeutiche - e Lecce.
Nell’ultimo sabato di agosto c’è il concertone che, a differenza delle primissime edizioni, si tiene nei pressi del convento degli Agostiniani, sempre a Melpignano. Il concertone, che ospita ogni anno un maestro concertatore di rilevanza internazionale, presenta una line up di cantanti, musicisti e artisti di ampio respiro, che solitamente sono impegnati in generi musicali come il pop o il rock e che offrono uno spettacolo in cui la loro musica diventa parte della musica salentina e viceversa. Il concertone è preceduto da una prova generale, che pur essendo una prova, attira moltissimi spettatori.
Qual è la ricetta di un grande successo? È difficile dirlo, perché gli elementi in gioco sono tantissimi. Quel che è certo è che i canti della Grecìa salentina e il panorama etnomusicale salentino in generale non sono un blocco monolitico, ma invece un mosaico ricco di specificità.
I canti della Grecìa salentina e della provincia di Lecce
Gli stornelli
Come in diverse tradizioni folk, anche nel Salento esistono gli stornelli. Si tratta di strofe cantate collegate l’una all’altra, in cui sono presenti i topos della musica salentina: la “zitella” ovvero la ragazza vergine, il dettaglio pruriginoso, la lotta di classe, il regalo di uno strumento musicale da parte di una giovane di un’altra regione. Gli stornelli, come gli Ucci - tre storici cantori oggi scomparsi - insegnano, sono spesso frutto di improvvisazione e possono protrarsi a lungo.
La pizzica “de core”
Tra i ritmi più frenetici dei canti salentini ci sono le pizziche “de core”, ossia delle canzoni e dei balli di corteggiamento. Solitamente prevedono un ballo figurativo in cui la ballerina viene corteggiata dal suo ballerino, in un continuo concedersi e ritrarsi.
La pizzica “trance”
C’è poi una tipologia di pizzica salvifica e musicoterapeutica, la pizzica “trance”. Si tratta di un ritmo che in passato veniva eseguito con i tamburi a cornice il giorno di san Piero e Paolo nella città di Galatina, per liberare le “tarantate” dal veleno del ragno che le aveva morse. Naturalmente non è quello che accadeva alla lettera, ma all’interno di un mondo antico e magico rappresentava la summa di diversi fattori che riguardavano la condizione femminile e la sessualità delle donne, le leggende di origine agiografica ma anche il potere catartico della musica.
I moroloja
Sono i canti di morte griki. Difficilmente si possono ascoltare se non in contesto: non vengono eseguiti nei concerti, ma solo in occasione dei funerali. Il regista Pier Paolo Pasolini, che era stato nella Grecìa salentina più volte, anche per motivi di doppiaggio, tornò qui ad ascoltare canti griki tra cui alcuni moroloja una settimana prima della sua morte: secondo una leggenda, non è di buon auspicio ascoltare queste canzoni fuori contesto.
I grandi classici (non solo) della Notte della Taranta
Ci sono dei brani che vengono eseguiti molto spesso all’interno della Notte della Taranta. Sono per lo più pizziche, ma anche stornelli e pezzi più lenti. Ma sicuramente nelle scalette del festival e del concertone non possono mancare due brani in particolare.
Uno è Lu rusciu de lu mare. Si tratta di un brano in dialetto salentino che racconta di un amore contrastato e forse del suicidio di una principessa: è una storia molto amata, che presenta il topos più comune nelle storie d’amore impossibili. È così amato questo brano che è probabile che ogni band salentina di world music ne abbia realizzata una cover.
L’altro è Kalinifta, che racconta della
separazione di una coppia di amanti: l’uomo dà la buonanotte all’ex compagna che ha deciso di lasciarlo. È di solito la canzone che chiude il concertone in un grande girotondo guidato da una musica molto simile al greco sirtaki.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.