Le trottole rappresentano uno dei giochi per bambini più celebri nel mondo. Sono infatti presenti in ogni angolo del globo, anche se in forme diverse. Dal dreydl ebraico al disco di Newton, si tratta di passatempi divertenti per i più piccoli, che però trasmettono vari insegnamenti: le trottole possono infatti essere utili per comprendere leggi della fisica sulla velocità, sull’attrito, sulla rifrazione della luce e sul colore, oltre che rappresentare un esercizio importante per la motricità fine dei più piccoli. Questi giochi, in gran parte ancora oggi in legno e artigianali, sono presenti anche in Italia e ogni Regione ha dato un proprio nome alla trottola, delle regole di gioco ben specifiche e talvolta anche delle forme davvero peculiari.
I nomi dialettali delle trottole
Regione che vai, trottola che trovi. E a volte, all’interno della stessa regione, i nomi dialettali cambiano. Così come cambiano le regole del gioco. Per esempio in Sardegna, in particolare nella zona di Cagliari, si usa il baralliccu, che è praticamente uguale al dreydl. Si tratta infatti di una trottola a tre facce con delle iniziali: T (tutto), N (nulla), M (metà) e P (poni). Queste iniziali indicano quanto deve prendere o mettere nella posta il giocatore in base al risultato indicato dal baralliccu.
Altri nomi della trottola sono inoltre:
- bambirolet in Valle d’Aosta;
- burli in Friuli Venezia Giulia;
- burla in Veneto;
- curla, corla o kirla in Piemonte;
- mungein in Lombardia;
- pirona in Emilia Romagna;
- strummolo in Campania;
- palorgiu in Calabria;
- curlo in Puglia;
- corl in Basilicata;
- strummula in Sicilia.
È particolarmente interessante notare come i nomi piemontesi presentino un’affinità con altri del profondo Sud, in particolare Puglia e Basilicata. Curla, corla, kirla, curlo e curl potrebbero infatti venire dal francese “curl”, dato che tutte e tre queste regioni hanno subito una forte influenza dalla cultura francofona.
I giochi di trottole
Se il baralliccu rappresenta un unicum nel suo genere per quanto riguarda la cultura popolare regionale italiana, gli altri giochi si assomigliano un po’ tutti. Per esempio, sia lo strummolo che il curlo sono trottole che si fanno girare con una cordicina: tradizionalmente si fa a gara a chi riesce a farle ruotare più a lungo, oppure ad “abbattere” le trottole avversarie con i propri lanci. Il bambirolet possiede invece un'apposita struttura in legno per lo srotolamento del cordino.
Storie e tradizioni italiane sulle trottole
Nell’Antica Roma, per far girare una trottola si disegnava per terra un cerchio con settori numerali: vinceva chi riusciva a far finire la trottola nel settore con il numero più alto. Questo spiegherebbe una certa affinità con la roulette, gioco che etimologicamente ha generato il bambirolet valdostano.
Le trottole etrusche erano realizzate in ceramica, con dei contrappesi fatti di sassi al loro interno. Non si trattava semplicemente di un gioco: le trottole venivano usate per predire il futuro.
Condividono la filosofia delle trottole, ma rappresentano un gioco e una tradizione completamente invece diversa, le raganelle, chiamate troccole, trozzelle, trozzule e trozzl al Sud Italia. Si tratta di strutture in legno dotate di ingranaggi e munite di un manico, che vengono fatte girare, producendo un grande rumore. Venivano usate, e in alcuni casi vengono ancora usate, durante le processioni e i riti della Settimana Santa nel Mezzogiorno per annunciare la morte di Cristo.
Negli anni ’50, nei tabaccai di alcune zone d’Italia, iniziò a diffondersi una trottola che veniva regalata in omaggio a chi giocava al Totocalcio.
Si trattava di una trottola di forma abbastanza comune, un cono rovesciato con una protuberanza per farlo ruotare. Sopra c’era scritto 1, X e 2: in questo modo anche chi non conosceva il calcio, o chi non sapeva che pesci prendere con la serie B, poteva scommettere tentando la fortuna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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