Quando si parla di trulli, alla mente non può che balzare la città di Alberobello. Il luogo è diventato famoso in tutto il mondo per queste antiche e affascinanti costruzioni, sebbene non manchino esemplari anche in comuni limitrofi.
Alberobello è un centro che fa parte dell’area metropolitana di Bari, dove il turismo rappresenta un grosso capitolo dell’economia locale: questo si è riflesso sulla ricettività e sulla ristorazione, sempre di elevatissima qualità. La ristorazione, in particolare, si fonda sul delicato equilibrio dii contrasti e di materie prime diversificate, come ortaggi, cacciagione e prodotti ittici pescati sulle coste pugliesi. Ma, naturalmente, la ragione principale che attira i turisti sono proprio queste peculiari costruzioni dalle radici antiche.
Che cosa sono i trulli
Come spiega l’Unesco, nell'eleggere i trulli a patrimonio dell’umanità, si tratta di abitazioni in pietra calcarea. Una peculiarità che trova spiegazione proprio nelle caratteristiche tipiche della Puglia, dove i terreni sono per la gran parte calcarei.
I trulli rurali si trovano in diversi centri pugliesi: non solo Alberobello - dove sono presenti in oltre 1.500 esemplari - ma in tutta la valle d’Itria. L’architettura dei trulli si avvale di una tecnica a secco: in basso pietra calcarea, sul tetto lastre di pietra, il tutto adagiato sempre su fondamenta in pietra. All’interno sono situati un focolare e un’alcova, ma la caratteristica più interessante è l’isolamento termico che il trullo assicura: queste costruzioni riescono a essere fresche d’estate e calde d’inverno, pur non rinunciando a un riscaldamento tradizionale a legna.
Come nascono i trulli
Sempre l’Unesco spiega che i trulli iniziarono a comparire ad Alberobello nel secolo XVI, ma una massiccia costruzione si verificò tra il 1620 e il 1797, quando Ferdinando VI di Borbone diede il titolo di città regia al paese.
Inizialmente i trulli furono costruiti da contadini, che ersero queste costruzioni con pietre estratte o trovate poco distante, dipingendo di bianco le mura con la stessa pietra calcarea. Solitamente venivano utilizzati per brevi periodi oppure come deposito degli attrezzi agricoli, come accadeva a edifici simili, i pajari della provincia di Lecce. Anche questi venivano realizzati con pietre a secco, esattamente come i muretti che si trovano dappertutto in Puglia.
Sembra tuttavia che gli antenati dei trulli apparvero già nella preistoria: si tratta dei tholos, che però avevano una funzione funeraria. Secondo alcuni, “trullo” viene proprio da “tholos”, mentre per altri viene da “torullos”, cioè “cupola”, oppure da “turris”, ossia “torre”.
L’origine dei veri e propri trulli si fonda su due ipotesi. La prima si basa sull'ampia disponibilità della pietra calcarea, materiale quindi facile da recuperare per i contadini. La seconda, meno probabile, è che si trattasse di un metodo primitivo di abusivismo edilizio. In pratica, queste costruzioni erano facili e veloci da assemblare ma anche da smantellare: i ceti più poveri potrebbero essersi quindi così organizzati per eludere alcune tasse del Regno di Napoli.
Storie e leggende sui trulli
Una leggenda molto nota riguarda il trullo siamese, ossia un’abitazione a pianta quasi ellittica sormontata da due pinnacoli: secondo la leggenda, era abitata da due fratelli. Uno di loro sposò una donna, che però divenne l’amante del secondo. Entrambi i fratelli però, giunti a una lite, non si contesero solo la compagna, ma anche e soprattutto la proprietà del trullo.
Leggendarie sono anche le funzioni dei pinnacoli: secondo
alcuni sono semplicemente la firma dei maestri trullari che hanno realizzato gli edifici, secondo altri - dato che presentano una simbologia ben precisa - si riferirebbero a un antico culto del Sole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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