Piccole, resistenti, di un verde intenso e un tempo brillante: ecco le mitiche vedovelle, le tipiche fontanelle di Milano che da decenni forniscono acqua fresca ai cittadini. Nate nel 1931, dissetano gratuitamente i tanti passanti e gli animali, un tempo anche i cavalli. Le vedovelle sono l'emblema del territorio meneghino, ma la particolare conformazione fisica è ben nota anche Torino e a Roma. Nel primo caso sono famose come torelli o torèt, mentre nella Capitale come nasoni. Entrate nell'immaginario comune lombardo, le fontanelle milanesi sono conosciute anche come draghi verdi: ecco l'origine del singolare nome e l'incredibile storia di queste fontane.
Vedovelle: il drago verde che disseta Milano
Diffuse in ogni angolo della città, e con il tempo sostituite da fontane più moderne, le vedovelle sono un simbolo della metropoli milanese. Sono realizzate in ghisa, dalla struttura a pilastro solida e stabile: sono un metro mezzo di fontanella, che vanta un singolare cappellino simile a una pigna e una sorta di bacinella semicircolare alla base.
Amatissime dai cittadini, da parecchi decenni forniscono acqua gratuita nella loro immutabile e affascinante fisionomia. I milanesi le conoscono come vedovelle per l'erogazione costante, lenta e pura di acqua, che ricorda il pianto e le lacrime inconsolabili delle vedove.
Ma le oltre 600 fontanelle, sparse su tutto il territorio comunale, sono ben più note anche come draghi verdi: un nome singolare che rimanda alla particolare forma del rubinetto - un drago appunto - simbolo della città stessa. La struttura è in ghisa verniciata di verde, come accennato, mentre il rubinetto è in ottone e la presunta data di nascita rimanda al 1931.
Ma secondo le leggende, la più antica è la fontanella collocata in piazza della Scala, creata alla fine degli anni venti dall'architetto Luca Beltrami. Si tratta di una fontanella unica nel suo genere, perché completamente realizzata in ottone dorato e decorata con una delicata e affascinante greca in mosaico. Il rubinetto a forma di bocca di drago rimanda ai doccioni del Duomo, ovvero ai canali dal quale defluisce l'acqua piovane e che, nella Cattedrale Metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria, rimandano a figure mostruose e fantastiche. Il loro compito era quello di scacciare e spaventare gli spiriti maligni, una fisionomia che lo stesso architetto poi decise di riproporre sulle vedovelle.
Un sorso al "bar del Drago"
Le vedovelle non possiedono un rubinetto regolabile, per questo l'acqua scorre costantemente, limitando però gli sprechi. Il quantitativo erogato è davvero minimo e l'acqua non utilizzata, attraverso il sitema fognario della città, viene recuperata negli impianti di depurazione. Per poi giungere fino ai campi coltivati delle limitrofe aziende agricole, dove viene impiegata per l'irrigazione.
Un tempo i milanesi dicevano scherzosamente: "Ti offro da bere al bar del Drago Verde". Si riferivano alle stesse vedovelle e, naturalmente, all'erogazione gratuita d'acqua. Venivano utilizzate sia per bere che per fornire acqua a cani e cavalli, grazie alla presenza di una singolare base con bacinella. E durante il periodo del Dopoguerra, le vedovelle divennero punto di abluzioni per chi non poteva contare sulla presenza di acqua casalinga, un luogo dove lavarsi e radersi.
Nonostante la data di nascita ufficiale sia riconducibile agli anni Trenta, delle vedovelle si ha traccia anche all'interno di cataloghi e scritti antecedenti. Foto e immagini di fine '800 mostrano fontanelle dalla struttura simile, ma non uguale, collocate nello stesso spazio ora occupato dalle vedovelle.
Come la singolare fontanella ancora oggi presente in Piazza Gerusalemme, dall'origine misteriosa. Per ammirare i draghi verdi il comune di Milano ha creato una mappa interattiva tematica oltre che cartacea, per un tour singolare della città alla ricerca delle sue mitiche fontane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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