Il suo nome era TJ, ovvero Tommy Joe, e voleva suicidarsi. Aveva perso tutto, moglie, figlio e perfino il padre che un incidente si era portato via ma non sapeva che quel giorno, sulla spiaggia, sarebbe arrivata dal nulla una cagnolina meticcia. Che lo salvò. Erano trascorsi due anni da quando rimase orfano ma per morire era presto. Troppo presto. Marra, che nella vita reale si chiama Lola, non ha avuto bisogno di parole. Le bastò scodinzolare. E TJ capì che quella vita da randagio si stava chiudendo. La piccola trovò una casa e TJ una sorella.
Finché, in quel paese nel nord dell'Inghilterra dove vivono e muoiono solo minatori, approda Yara, la siriana Ebla Mari, che dall'inferno del mondo si ritrova su un set, quello di The old oak, ultimo film di Ken Loach, forse per sempre. «Esiste un tempo per tutti e il mio è stato generoso - ha detto il regista, ieri a Locarno per presentare la sua opera fuori concorso in piazza Grande -. Forse in futuro potrei dedicarmi a un documentario. La finzione finisce qui». E conclude una trilogia iniziata con Io, Daniel Blake e continuata con Sorry we missed you, storie di ordinario disagio sociale come nelle corde dell'autore britannico.
Questo ultimo atto è una fotografia sul fenomeno dei migranti, perché Yara aiuterà TJ a ridare vita all'unico pub di quel paese dimenticato dal dio di re Carlo e mister Rishi Sunak che, di mestiere, fa il premier del Regno Unito ma ha i colori di un immigrato di seconda generazione. Un po' come quella ragazza venuta dal Medio Oriente in fiamme. Come sempre. Stavolta però il tono non è quello del compatimento e dell'accoglienza indiscriminata perché l'obiettivo è puntato sulle divisioni che si ripercuotono tra i concittadini di TJ, unico fra i suoi disposto a trattare gli esuli a pari livello degli inglesi.
Che cosa accadrà agli sforzi di TJ lo vedrete presto al cinema dove approderà, distribuito da Lucky Red ma vale la pena di sottolineare che una volta tanto sul gruppo di esuli non si sbrodola con l'usuale retorica di circostanza ma si punta all'ottusità della comunità indigena, convinta di avere più diritti di chi viene da fuori.
Ken Loach insomma guarda in casa sua - che gli piace sempre meno - per scoprire, quasi cristianamente, che c'è del marcio in Gran Bretagna e se Daniel Blake e il suo successore di Sorry we missed you erano vittime del sistema, stavolta è il pregiudizio strisciante e l'odio di cartone, impalpabile e sotterraneo, a inquinare vite intrise di quotidianità finché l'innocenza della speranza a pelo corto e con la coda non torni a trionfare come aveva fatto Marra per TJ. Il male si sposta dunque dalla società di Daniel Blake al singolo che beve birra nell'unico pub rimasto. The old oak, la vecchia quercia che nel tronco immarcescibile culla la fiducia in un futuro migliore.
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