Milano - Ok, parliamo dei presenti. Ad esempio di Marcello Lippi, il ct della Nazionale, che ancora ieri ha fatto sapere ad alcuni giornalisti (appunto presenti) a Coverciano che basta, insomma, di Cassano non se ne può più: «Parlate solo di chi non è qui, solo di lui e Amauri, qui c’è un gruppo da costruire». E l’ha detto come sa fare lui quando non ammette repliche.
Per carità, il gruppo è da costruire e - come abbiamo scritto qui sul Giornale - il ct può avere anche le sue ragioni ad escludere Fantantonio dall’azzurro. Solo che non le ha spiegate, e non le ha volute spiegare anche ai giornalisti con la scusa che si parla solo dei presenti, come se la squadra che lui - abilmente peraltro - dirige fosse cosa sua. Essendo però sulle tute scritto «Italia», Lippi perdonerà se non siamo proprio d’accordo: quella squadra è anche nostra, dunque pretendiamo che ce ne renda conto. E, soprattutto, essendo lui il ct della Nazionale, cioè della squadra che riassume il calcio italiano, si rassegni ad essere anche il ct di tutti i giocatori: di chi gioca e di chi sta fuori.
Quindi, domanda a Lippi (se permette): di che cosa dovremmo parlare? Ah già, dei presenti, e soprattutto delle dichiarazioni che le conferenze stampa organizzate ogni dì ci regalano. Ad esempio quella di Bocchetti, uno dei nuovi entrati: «Si è avverato davvero qualcosa di fantastico, e che emozione ritrovarmi stamani a fare colazione con tanti campioni, farò di tutto per calarmi presto nella mentalità di questo gruppo». Oppure quelle di ieri di Iaquinta: «Ora voglio far bene in Nazionale». O magari del Montenegro, l’implacabile avversaria che il calendario ci ha messo di fronte sulla strada del mondiale sudafricano. Certo, parliamone.
Comunque, visto che a Lippi dispiace non parliamo più di Cassano o di Amauri (di quest’ultimo lo faremo quando lo convocherà, promesso...). Parliamo di altri, presenti - e con tutto il rispetto, naturalmente - come, per fare dei nomi, Foggia, Pepe, Motta e Montolivo. Va bene, fanno gruppo e probabilmente non c’era di meglio in giro (ne siamo sicuri?).
Però scusi Lippi se noi giornalisti storciamo un po’ il naso, visto quello che finora hanno combinato in campionato. E poi, anche prendendola dal punto di vista caratteriale, guardacaso e ad esempio - parlando proprio di quello che agisce dalle parti dell’Innominabile -, non è che ci sia poi questa grande differenza. Eppoi: siamo sicuri che non ci fossero giocatori giovani e di grandissimo talento pronti già a fare gruppo? Chissà perché negli altri Paesi, quelli che noi adesso citiamo sempre come esempio per la rinascita del calcio italiano, se uno è bravo 20 anni finisce subito nel calcio che conta.
Da noi «deve fare esperienza». Come, di grazia?
Insomma, ct: lei ha sicuramente ragione, i risultati sono dalla sua parte e noi, solo per quello che ci ha combinato nel 2006, le concediamo gloria imperitura nei nostri cuori di tifosi.
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