
La sentenza della Cassazione che cancella la parola a padre e madre dalla carta d’identità perché «discriminatoria» è destinata a creare molte polemiche, non tanto e non solo per il significato politico che ha questa sentenza che è in qualche modo una risposta al decreto di Matteo Salvini che nel 2019 voleva cancellare la dicitura «genitore 1» e «genitore 2» dai documenti. Ma c'è qualcosa di più profondo che questa sentenza della Cassazione ci dice. Qualche giorno fa ha fatto molto discutere un intervento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, quando ha detto che la magistratura agisce per conto di un’establishment che utilizza le sentenze per sostituirsi al Parlamento.
Cancellare «padre» e «madre» non è solo un capriccio giuridico, è il compimento della rivoluzione del Sessantotto che ha demolito il concetto di famiglia e che ha sdoganato l’aborto come pratica contraccettiva e che poi si è servita della giurisprudenza creativa per innescare una esplosione di sovrastrutture di modelli familiari «di fatto» pur di scimmiottare e poi sgretolare lentamente il modello di famiglia previsto dalla Costituzione. Non è un caso se dalla sinistra la sentenza viene accolta da un’ovazione, al grido «basta con il bullismo di Stato».
La sentenza di oggi fa il palio con la decisione di aprire all’adozione da parte di single, una decisione che può avere una logica se adattata al singolo caso specifico e che protegge i bambini che hanno già creato un legame affettivo con persone che si sono fatti carico di costruire una famiglia «imperfetta» ma che - stando all’esultanza del mondo Lgbtq+ - rischia di diventare l’ennesima scorciatoia se non una comoda via d’uscita giuridica all’utero in affitto, reato che questo governo intende perseguire anche se commesso all’estero.
Presto arriverà il pronunciamento della Consulta sulla fecondazione assistita per mamme single, se i giudici dovessero dire «sì», se questo è l’orientamento consolidato di questa magistratura asservita all’establishment non ci sarebbe da stupirsi se in futuro prendesse definitivamente corpo giuridico il «transumanesimo» che la sinistra insegue, in cui la maternità è indipendente dal sesso e dal concepimento naturale, in cui i legami familiari e genetici sono virtuali o, peggio, decisi a tavolino da un giudice «in nome della legge». Non quella del Parlamento, quella dell’establishment.
Con quali esiti? L’assenza di responsabilità, di radici, di legami e di identità crea - lo vediamo tutti i giorni - esseri umani compulsivi, alla perenne ricerca di una stabilità emotiva.
E dove? Negli acquisti, nelle mode cangianti, nella tecnologia sempre più pervasiva che vuole addomesticare il nostro pensiero, nell’algoritmo che ci dà la risposta giusta senza fare neanche domande. Eccolo, il disegno: trasformare esseri umani in perfetti consumatori ubbidienti e allineati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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