Chiedere legalità è diventato un crimine

L'esecutivo Meloni agisce legittimamente, rispondendo a una richiesta della comunità, stanca di essere unico Stato di accoglienza di chiunque

Chiedere legalità è diventato un crimine
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Caro Direttore Feltri,
sembra che ultimamente la magistratura abbia dichiarato guerra a questo governo con atti che chiaramente mettono in discussione azioni governative, soprattutto magistrati di fatto schierati politicamente a sinistra!
Dobbiamo temere? Che ne pensa Lei?
Fulvio Lollini
Genova

Caro Fulvio,
«temere» mi sembra un verbo troppo forte. Esistono garanzie costituzionali che nessun potere può travalicare e scavalcare, inoltre ogni potere è tenuto a non sconfinare nell'altro, soffocandolo. Quindi non sono preoccupato in quanto so che questi principi vincono su tutto. Certo, occorre affermarli, difenderli, farli valere. Che una parte della magistratura sia ostile al governo non è più un mistero né una diceria né un sospetto, abbiamo prove inconfutabili dell'esistenza di questo sentimento diffuso tra le cosiddette «toghe rosse», quelle di una certa corrente che si dice, con esagerata presunzione, «democratica». Nel mio mondo, essere «democratico» implica innanzitutto il rispetto e il riconoscimento della divisione dei poteri, dunque non comprendo perché ci sia da parte dei giudici questa smania di mettere i bastoni tra le ruote al governo per il semplice piacere di mettere i bastoni tra le ruote al governo. Attività che si sintetizza nella frase di un togato pentito (non di fare il togato ma di avere aderito a determinate logiche e prassi), mi riferisco a Palamara: «Salvini ha ragione ma bisogna colpirlo». E ora ci risiamo. L'esecutivo Meloni agisce legittimamente, rispondendo peraltro ad una richiesta della comunità, stanca di essere unico Stato di accoglienza di chiunque, e la magistratura colpisce, ossia demolisce con una sentenza anni di lavoro, anni di diplomazia, anni di accordi, anni di trattative, anni di impegno nella ricerca forsennata di una soluzione opportuna, efficace e giusta per tutte le parti interessate, stabilendo che all'Italia non resta altro da fare che farsi stuprare quotidianamente da migliaia di clandestini. Le porte sono spalancate, avanti tutti. Non può non bruciare lo stomaco, vedendo vanificati tanti sforzi.

In questa guerra tra poteri per la supremazia ne fanno le spese gli italiani, trattati alla stregua di popolo di serie B: mentre gli altri legittimamente chiudono le frontiere, pretendono il rispetto delle regole, decidono chi possa entrare e chi possa permanere, impongono la legge, gli italiani tapini devono rassegnarsi a incamerare tutti, senza distinzioni, senza limiti. Così come vogliono i giudici. Il principio in base al quale tutti i Paesi non europei sarebbero insicuri è semplicemente folle oltre che falso. Ne discende che chiunque, giungendo da qualsiasi parte del mondo, possa insinuarsi in Italia e godere del diritto di asilo o di protezione umanitaria, ovvero essere ritenuto profugo e ricevere il trattamento riservato a chi viene considerato tale. Insomma, tutti gli esseri umani sarebbero profughi o perseguitati tranne gli europei.

Possiamo reputare tale principio corretto o si tratta piuttosto di un principio fortemente ideologico?

La sinistra non fa altro che ripetere che in Italia c'è il fascismo, che il razzismo dilaga da queste parti, che dominante è il patriarcato, diffusa la violenza sulle donne e sui gay, che gli italiani praticano discriminazioni di genere e contro i migranti, che i cittadini della penisola, colpevoli di prediligere la destra, sono ignoranti, bruti, nazisti, violenti, ma, guarda caso, tutti gli africani vogliono trasferirsi in Italia e i giudici europei e nostrani certificano che il nostro territorio, insieme a quello dei nostri vicini, costituisce una delle poche aree sicure del globo intero. Qualcosa non torna. Quando si cerca di tenere in piedi un castello di bugie e di ipocrisie, succede che si finisca inevitabilmente con il cadere in contraddizioni ripetute e clamorose, proprio come quelle che ho appena esposto.

O facciamo schifo o siamo il popolo migliore del mondo. O siamo un Paese fascista e pericoloso o siamo il Paese ideale nel quale vivere, un Paese democratico, libero e civile. O calpestiamo i diritti o siamo gli unici a difenderli.

Nell'uno come nell'altro caso, tuttavia, noi continuiamo a pretendere il rispetto delle regole da parte di chi, vantando un fantomatico diritto di asilo o meno, scelga di trasferirsi in Italia, ove ne ricorrano le condizioni e non da clandestino.

Chiedere legalità ormai è diventato un

crimine. Ad essere legittimato dai tribunali oramai è il diritto di non osservare la legge: in Italia può entrare chiunque e in qualsiasi modo e non c'è nulla che gli italiani o i loro governi possano fare per impedirlo.

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