Flash mob, coccarda tricolore e volantini: lo sciopero dei magistrati alla prova dei numeri

Da Milano a Roma, da Trieste a Palermo, i magistrati più ideologici scendono in piazza contro la riforma costituzionale, già approvata in prima lettura alla Camera dei deputati, che prevede la separazione delle carriere, le modifiche al Csm e l'istituzione dell'Alta corte disciplinare

Flash mob, coccarda tricolore e volantini: lo sciopero dei magistrati alla prova dei numeri
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Da Milano a Roma, da Trieste a Palermo, i magistrati più ideologici scendono in piazza contro la riforma costituzionale, già approvata in prima lettura alla Camera dei deputati, che prevede la separazione delle carriere, le modifiche al Csm e l'istituzione dell'Alta corte disciplinare. Sono le iniziative per lo «Sciopero dei magistrati in difesa della Costituzione» lanciato dall’Associazione nazionale magistrati. I magistrati si confronteranno con i cittadini in numerosi eventi e manifestazioni con lo scopo di spiegare le ragioni del no. Un fatto con pochi precedenti, che conferma la volontà della difesa corporativa della magistratura rispetto a una riforma che intende restituire ai cittadini equilibrio tra accusa e difesa e il ripristino dei principi del giusto processo.

A Milano circa 80 magistrati stanno protestando sulle scalinate del Palazzo di Giustizia di corso di Porta Vittoria esponendo copie delle Costituzione e indossando la toga e una coccarda tricolore, mentre vengono esposti due grandi striscioni con alcuni passaggi del Discorso sulla Costituzione di Pietro Calamandrei. Dopo il flash mob alcuni magistrati hanno incontrato i cittadini e hanno organizzato un’assemblea pubblica in aula magna, con interventi di professori e avvocati. «Noi con questo sciopero esprimiamo il nostro pensiero critico sulla riforma per la separazione delle carriere che attenta all’equilibrio dei poteri, con effetti devastanti sullo Stato di diritto», ha detto la presidente della sezione milanese dell'Anm, Manuela Andretta.

“Questa riforma non rende più efficiente e veloce il processo penale, ed è questa la prima grande emergenza del nostro sistema e anzi nel medio e lungo periodo aggraverà la situazione. Con quale personale amministrativo e con quali risorse la affronteremo?", è l'allarme lanciato dalla procuratrice generale di Milano Francesca Nanni. Dello stesso avviso il presidente della Corte d'Appello di Milano, Giuseppe Ondei. "Questa riforma non inciderà in alcun modo sul sistema della giustizia, ossia sulla sua efficienza, che è ciò che serve”.

Stessa identica scena sulla scalinata della Cassazione, in piazza Cavour a Roma. Tra loro c’è Cesare Parodi, il segretario del sindacato delle toghe: «C'è ottimismo sui numeri dell’adesione, credo che potremo essere soddisfatti», ha aggiunto spiegando che in giornata saranno comunicati dati raccolti. Di fianco a lui ha parlato Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica: «Mi pare che gli obiettivi reali di questa riforma siano molto chiari: ridimensionare il ruolo della magistratura nel suo complesso, non solo del pubblico ministero. Quanto allo sciopero «il significato è cercare di far conoscere ai cittadini le conseguenze di questa riforma della giustizia», ha spiegato.
Ma la Albano è anche uno dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che ha disinnescato il Protocollo Italia-Albania con una sentenza contro il provvedimento, sotto esame davanti alla Corte di Giustizia Ue che potrebbe dar ragione all’Italia su rimpatri accelerati e Paesi “sicuri”: "La questione non è politica ma giuridica. I magistrati hanno applicato la legge attualmente in vigore. Noi siamo tranquilli, riteniamo di aver fatto il nostro dovere, poi la Corte di giustizia si pronuncerà", ha ribadito il presidente di Magistratura democratica.

«Non è uno sciopero contro qualcuno ma a difesa di una serie di principi della Costituzione in cui fermamente crediamo e che sono fondamentali per i cittadini - ha invece sottolineato Parodi - È tutto fuorché una difesa di casta. Noi non difendiamo nessun privilegio». D’accordo anche Giovanni Zaccaro, segretario di Area democratica per la giustizia: «Oggi è una giornata importante, è solo un primo passo di un lungo percorso che la magistratura associata deve intraprendere per dialogare con i cittadini e spiegare i rischi della riforma».

Alle domande sulla scelta quasi eversiva di scioperare contro il Parlamento Zaccaro risponde: «È stata una scelta impegnativa ma serve per destare l'attenzione dell'opinione pubblica - conclude - E il successo di oggi dimostra che è stata una buona idea». “Non è una legge già approvata, c'è un dibattito attualmente in corso quindi non vedo perché i magistrati non possano partecipare al dibattito con vari strumenti, lo sciopero è uno dei tanti - ribadisce il leader Anm a Radio24 - Crediamo di potere e forse dovere dare la nostra opinione su un processo di modifica, legittimo da proporre, ma che mira a un risultato che secondo noi non è ottimale per i cittadini''.

La partecipazione allo sciopero è alta, fa sapere l’Anm. A Milano si parla del 90 per cento dei magistrati, a Palermo e nelle sedi giudiziarie limitrofe (Agrigento, Trapani, Sciacca e Termini imerese), è il 70%. A Bari si sarebbe arrivati all'80%: “È il nostro grido di dolore in difesa dell'assetto democratico e dell'assetto attuale dei rapporti tra poteri dello Stato”, ha detto Franco Cassano, presidente della Corte d'Appello del capoluogo pugliese.

A Genova, nella tensostruttura all'interno del Palazzo di Giustizia che normalmente ospita le sedute del processo per il crollo di Ponte Morandi, a parlare davanti ai giudici iscritti all’Anm in sciopero è il comico Antonio Albanese, che ha letto le dichiarazioni di Calamandrei. Alle critiche e alle ironie di alcuni parlamentari del centrodestra come Maurizio Gasparri di Forza Italia, Albanese ha replicato: “Sono un interprete e oggi mi è stato chiesto di leggere una conferenza straordinaria di quest'uomo straordinario e sono molto orgoglioso”.

Intanto a Palazzo Chigi è in corso un vertice di maggioranza sulla riforma della giustizia a cui - a quanto si apprende - partecipano la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il leader di Noi

moderati Maurizio Lupi e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Sul tavolo dovrebbe esserci con ogni probabilità il tema della separazione delle carriere, proprio nel giorno dello sciopero dei magistrati contro la riforma.

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