Open Arms, guai a criticare le toghe: Caselli e Anm in campo contro il governo

Scontata serrata delle toghe. L'ex procuratore a gamba tesa contro la Meloni. In campo anche l'Anm

Open Arms, guai a criticare le toghe: Caselli e Anm in campo contro il governo
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Che fosse un sostenitore indefesso dell'intoccabilità dei magistrati è cosa nota, ma che scendesse in campo con due interviste (Corriere della Sera e Fatto quotidiano) per attaccare l'ingerenza del premier Giorgia Meloni era meno prevedibile. Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Palermo e di Torino in pensione dal dicembre 2013, non ha perso tempo per mettersi in prima fila a difendere l'operato dei pm del processo Open Arms. E per ribadire che la politica non deve permettersi di criticare i giudici. È un suo cavallo di battaglia, un pallino sciorinato a pie’ sospinto nel corso della sua carriera. Basti pensare che nel 2021 si oppose senza esitazioni all’idea della costituzione di una commissione di inchiesta parlamentare sulla magistratura.

Le parole del premier, che ha parlato di "precedente gravissimo" dicendosi incredula per la richiesta di sei anni di carcere nei confronti del leader della Lega, sono state etichettate come un’entrata a gamba tesa. "Se Meloni interviene a piedi giunti su un processo in corso, bisogna essere qualcosa in più di un giudice intellettualmente onesto per fare il proprio lavoro, nell’unico Paese al mondo dove la politica non accetta di essere giudicata”, sostiene Caselli. Che poi rincara la dose parlando di “squilibrio istituzionale", e spiegando che "chi fa il suo dovere anche nei confronti di un politico, indagandolo per questo o quel reato, finisce a sua volta sul banco degli imputati ed è paradossalmente accusato lui di fare politica".

Forse andrebbe ricordato che non sono pochi i casi di magistrati politicizzati o che una volta dismessa la toga sono scesi in politica. O che nello scontro infinito tra magistratura e politica a farne di più le spese, tra indagini e assoluzioni, è stata sicuramente la politica. Ma Caselli la sua sentenza l'ha emessa: "Quel commento ha effetti anomali nel senso che al giudice in questione si richiede oltre alla normale onestà intellettuale e preparazione professionale un supplemento di combattività e coraggio per esercitare il proprio ruolo. Tutto ciò può turbare la sua serenità e indipendenza".

D'altronde la toga ha collezionato critiche alla presunta legge bavaglio, alla nomina di Chiara Colosimo a presidente della commissione antimafia, alla legge sulla legittima difesa, alla stretta sulle intercettazioni ("Io penso che tutto ciò che serve al processo deve essere pubblico. Quello che apparentemente può guardare fuori dal seminato in realtà può essere utile per capire il contesto che incide sulle prove").

A dar manforte a Caselli ci ha pensato anche l'Anm. Infatti, la Giunta esecutiva sezionale di Palermo ha dichiarato in una nota: "Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella Pubblica Accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di Governo.

Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti. Sarà il Tribunale a vagliare la fondatezza dell’accusa, con indipendenza e terzietà, guidato solo dallo scrupoloso rispetto di tutte le norme vigenti in materia".

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