Dopo la richiesta di sei anni di reclusione dal tribunale di Palermo in merito al processo Open Arms, ieri sera la Lega aveva diffuso l'annuncio della convocazione del massimo organismo interno al Carroccio, con un unico punto all'ordine del giorno: "Iniziative della Lega per difendere la Democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini messi a rischio da una sinistra anti-italiana che usa i Tribunali per le sue vendette politiche". A spiegare la situazione è la parlamentare e legale di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno, al termine del consiglio federale della Lega a Montecitorio. "Non c'è alcuna volontà di acutizzare uno scontro con la magistratura. C'è piena e assoluta fiducia nella magistratura. Confidiamo nel fatto - prosegue il legale - che c'è sempre e comunque la possibilità che arrivi un'attenzione maggiore alle carte e chi ha attenzione alle carte non può non concordare nel corretto operato di Salvini".
Dopo la requisitoria dei pm palermitani, la Lega è pronta a scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso contro un uso, che qualcuno definisce distorto della giustizia. "No, armi non ci sono, c'è solo una mobilitazione di cui si valuteranno le modalità", replica la senatrice Giulia Bongiorno, che sul caso Open Arms sta difendendo il ministro Salvini. Intanto la Lega si organizza e la manifestazione di Pontida, in calendario il 6 ottobre, "sarà una grande mobilitazione per il diritto alla sicurezza dei cittadini italiani, per la libertà di pensiero e di parola, per il rispetto della sovranità popolare e nazionale", specifica il segretario leghista che ha voluto ribadire la sua linea politica:"L'enormità di quanto sta accadendo a Palermo sarà un motivo di ulteriore confronto di Salvini anche con Elon Musk, oltre che con i repubblicani americani".
Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati è stato chiaro ed è entrato più volte nel merito della questione: "Buona parte della classe politica sembra manifestare insofferenza nei confronti del controllo della legalità e confonde il primato della politica con la pretesa di impunità. Noi magistrati rispettiamo la politica, ma la legge penale obbliga tutti ad osservarla. Senza entrare nel merito del processo di Palermo, voglio ribadire che anche i politici sono, come tutti, soggetti alla legge penale.
I magistrati italiani non si fanno turbare dal polverone di dichiarazioni che li accusano di essere politicizzati e manterranno, anche in questa occasione, autonomia e serenità di giudizio. Si attenda la sentenza e poi la si critichi pure ma con argomenti e non con pregiudizi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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