Dallo scontro dei magistrati contro il governo allo scontro tra magistrati il passo è tanto breve quanto scontato. Il livello dell’attacco frontale all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha scatenato un dibattito tutto interno alla giurisdizione. Tra colpi bassi, risposte piccate e insulti velati, è scontro totale tra le correnti della magistratura. A soli due mesi dalla mail dell’Anm nella quale il il giudice Marco Patarnello aveva definito Meloni “più pericolosa” di Silvio Berlusconi, Il Tempo – in esclusiva – torna a mettere mano ai messaggi via posta elettronica firmati dai giudici.
Questa volta, però, nel mirino delle toghe sono le toghe stesse. O meglio, i giudici indipendenti, forse sfiancati da questo eterna contrapposizione a priori contro il governo di centrodestra, hanno deciso di scagliare un attacco preciso alle correnti più a sinistra della magistratura. L’accusa è presto detta: “I fascisti siete voi”. Tutto comincia con il primo scambio epistolare tra il giudice amico dell'eurodeputato di Avs Mimmo Lucano, Emilio Sirianni, e il pm capitolino Gennaro Varrone. Quest’ultimo aveva mandato una mail a Sirianni, chiedendo“ai tutori dell'indipendenza del pubblico ministero, che ho sentito, letto qui (ed anche a quelli che non ho letto), se non abbiano qualcosa da dire” in relazione alla battaglia contro la separazione delle carriere.
La risposta di Sirianni non si fa attendere: “Non conosco tutori dell’indipendenza del pm, purtroppo, ma conosco invece molti magistrati e molti giuristi che si stanno battendo per difendere quell'indipendenza e continueranno a farlo. Basta guardarsi intorno caro Gennaro”. Parole che, secondo il pm Varrone, nascondo una certa ipocrisia: “Io certamente non ti sono "caro"... e, altrettanto certamente, io me ne strafotto di te”.
Uno scambio di invettive privato che, probabilmente per ripicca, Sirianni decidere di rendere pubblico condividendolo nella maining list dell’Anm. Il risultato è un’ondata di indignazione ma nella parte opposta di quanto auspicato da Sirianni. Felice Lima, giudice di Catania, lo attacca senza timore: "A me francamente mi rompe il ca... questa pretesa di armonia e cortesia fra persone tantissimo diverse, che si ritengono aderenti a valori profondi molto diversi. Ho assistito, nella magistratura e in questa mailing list, a ogni genere di azioni”, scrive Lima, “atti di vero eroismo, atti di quotidiana dedizione, atti di meschina viltà, atti di eversione, atti legali, atti illegali, cose bellissime e cose orribili".
E ancora: "Trovo fascista l'idea che ci sia qualcuno - lei!!! - che ci deve dire come dobbiamo reagire a tutto questo, al bene e al male, pretendendo che ci comportiamo tutti come dice lui. Così come trovo patetica e penosa l'idea che si debba fare finta di essere tutti amici e di stimarsi tutti. Io non la trovo simpatico e non la stimo", precisa il giudice.
"Sarò libero - nel rispetto della legge - di rapportarmi con lei come cavolo mi pare? Sarò libero di non dovere atteggiarmi ad affettuoso e simpatico con lei e/o con la sua socia Albano e/o con chicchessia? È proprio indispensabile avere un codice di relazioni del tipo delle vecchie "corporazioni" e sentirci massacrare i cosiddetti ogni giorno da uno come lei che viene qua a impalcarsi nel ruolo del tutto non richiesto di professorino dello stile e dei modi?”, conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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