La sala di Atreju si scatena in applausi quando Alessandro Sallusti chiede al presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia: «Per i magistrati se un politico-amministratore è sotto accusa, come Giovanni Toti, deve dimettersi. Allora perché a Milano il pm Fabio De Pasquale, condannato per aver truccato le prove nell'indagine Eni, continua a fare il suo lavoro?».
Sul palco della Festa di FdI al Circo Massimo i toni sono accesi mentre si parla di giustizia, separazione delle carriere, responsabilità delle toghe che sbagliano. Al direttore del Giornale Santalucia replica che il ministro può avviare un'azione disciplinare. «Sì, certo - sottolinea il titolare della Giustizia, Carlo Nordio - ma il 95% dei processi al Csm finisce nel nulla. E come mai anche magistrati puniti o rimossi hanno sempre avuto giudizi eccellenti in carriera?». Applausi fragorosi, ancor più quando il Guardasigilli cita De Pasquale e altri pm milanesi sotto indagine, dicendo che non danno una «bella immagine» della giustizia. «La procura considerata simbolo della magistratura, ha contributo al crollo della sua credibilità. Oggi c'è anche la condanna definitiva di una delle star di Mani pulite, Piercamillo Davigo, tecnicamente un pregiudicato». «Che c'entra con Tangentopoli?» Obietta debolmente Santalucia.
Da magistrato, prima che da politico, Nordio si rammarica: «Quando combattevo le Br la credibilità delle toghe era superiore a quella della Chiesa, ora è sotto il 35%». Separare le carriere, riforma costituzionale «attesa da 30 anni» e arrivata in parlamento con l'obiettivo di essere approvata entro la fine dell'estate, per il ministro può contribuire a restituire imparzialità a una magistratura troppo politicizzata.
Il governo è disposto a rischiare, anche affrontando un referendum. «Io lo auspico - dice il Guardasigilli-, perché su una legge così importante è giusto si esprimano i cittadini. Se andasse male ci sarebbero conseguenze, anche se non bisognerebbe personalizzare».
Una riforma che Sallusti ha già proposto di intitolare a Giovanni Falcone, e qui i presenti si alzano in piedi per applaudire. «È stato il primo a invocarla - ricorda-, lui diventato vessillo della sinistra, lui che prima di essere ucciso dalla mafia lo è stato dal Csm e dai colleghi».
Per Nordio la riforma Vassalli che ha introdotto il processo accusatorio su modello anglosassone comporta un giudice terzo equidistante dalle parti. «Non è una riforma punitiva verso la magistratura, sarà scritto in Costituzione che il pm ha la stessa indipendenza del giudice. Oggi la sezione disciplinare è formata da magistrati eletti da colleghi e correnti, che non appaiono imparziali. Ma nel ddl non c'è traccia di asservimento al potere politico».
Per Santalucia il rischio c'è: «In Germania e Francia, dove le carriere sono separate, la Corte di giustizia europea ha detto che non ci sono sufficienti garanzie d' indipendenza. Nessuno può ipotecare il futuro e questo squilibrio può portare al collegamento del pm alla politica. Se si vuole questo si dica. E poi, due magistrature, due Csm e una Corte disciplinare, che senso ha?»
Per il presidente dell'Anm, che oggi si riunisce per stabilire come contrastare la riforma, si vuole «indebolire un potere cresciuto a dismisura, ma è un fenomeno di tutto l'Occidente, dove aumentano i diritti fondamentali e si riduce lo spazio politico». Quanto al processo accusatorio, per la distinzione tra giudice e pm basta quella delle funzioni che c'è già, con un solo cambio possibile in carriera.
Per il costituzionalista Mario Esposito la riforma «scioglie equivoci irrisolti in Costituzione, dove mai si qualifica il pm come
magistrato, ma si dice che esercita l'azione giudiziaria». Valerio De Gioia, magistrato, suscita applausi: «Basta con la cultura in cui l'ipotesi accusatoria dev'essere scardinata dal difensore e non confermata davanti al giudice».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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