![Corte Costituzionale, per il Pd non è più un problema votare il "padre del premierato"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/01/08/1736314979-3b1a3da71b91ace39bd80bd9956658dd.jpg?_=1736314979)
Dopo numerosi appelli del presidente della Repubblica, finalmente, sono stati eletti i quattro giudici della Corte Costituzionale mancanti. Tra loro, come concordato, c’è anche Francesco Saverio Marini per Fratelli d’Italia, consigliere giuridico di Meloni a Palazzo Chigi e autore della riforma del premierato, votato da 500 parlamentari.
Com’è noto, questa era un’elezione che necessitava della maggioranza dei 2/3 dei voti e sono serviti parecchi mesi per trovare la cosiddetta 'quadra'. Riavvolgiamo il nastro. Lo scorso ottobre il giudice mancante era uno solo e il centrodestra portò in votazione il nome di Marini, ma le opposizioni non parteciparono al voto e gridarono allo scandalo per quel che definirono un “blitz” dell’ultimo minuto totalmente irricevibile. Ma, oltre a contestare il metodo, le opposizioni contestarono persino il profilo di Marini, nonostante si tratti di un giurista di altissimo livello. “Non parteciperemo alla votazione per Marini, una scelta che riteniamo assolutamente incompatibile con il ruolo di Giudice della Corte Costituzionale”, tuonò Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. Che, poi, aggiunse: “Marini è il consigliere giuridico della Premier e ha scritto la riforma del premierato, e sarebbe chiamato a giudicare su questioni cruciali come l’autonomia differenziata e i referendum correlati, che lui stesso ha contribuito a disegnare". Sulla stessa lunghezza d’onda, ovviamente, si sintonizzano anche le parole del capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella: “È palese il conflitto di interessi. Non è un rischio, è una certezza. Anzi, la candidatura del professor Marini è funzionale ad avere una futura copertura, se il Parlamento davvero approvasse il premierato, all’interno dell’organo che sicuramente sarà chiamato ad esprimersi. Dovrebbe egli stesso fare un passo indietro, visto che chi lo propone non ha abbastanza a cuore lo spirito costituzionale”.
Anche l’ex presidente della Consulta Ugo De Servio, interpellato da Repubblica, disse senza esitazioni: “Mi sembra una candidatura fortemente inopportuna. E non ricordo precedenti comparabili. Alla Corte sono stati eletti membri con un’esperienza parlamentare, ma garantendo al massimo il loro distacco dalla politica contingente”. Insomma, una volta sventato il “blitz”, il centrosinistra era sicuro che la candidatura di Marini fosse definitivamente tramontata. “Secondo me non avrà fortuna e non credo che il suo nome sarà riproposto”, sentenziò Bruno Tabacci intervenendo a Un giorno da pecora. E, invece, oggi è stato eletto nonostante anche il Pd avesse posto un problema di opportunità nel votarlo. “Marini è il principale estensore del disegno di legge sul premierato. Come si fa ad eleggere una persona che se andrà all’Alta corte dovrà giudicare il suo stesso lavoro?”, si chiedeva il capogruppo del Pd in Senato, Francesco Boccia che rimandava ogni decisione a dicembre quando ci sarebbero stati altri tre giudici costituzionali da sostituire. “Abbiamo due mesi di tempo per trovare un accordo, su tutti e quattro”, disse candidamente il piddino Boccia che, poi, concludeva: “La Consulta può fare a meno di un giudice per qualche settimana ma di quattro, evidentemente, è impossibile”. Il problema, dunque, non era Marini e il suo presunto conflitto di interessi in quanto autore della riforma del premierato.
No, il problema era spostare quanto più avanti possibile il voto da trovare “un accordo su tutti e quattro” tant’è vero che oggi le opposizioni, dopo aver imposto al centrodestra “un tecnico”, hanno votato senza problemi Marini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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