All'indomani del tutto esaurito con «Natale in Casa Cupiello» di Salemme, il Manzoni diretto da Alessandro Arnone cala un altro asso, perfetto per il periodo natalizio. È l'ultima creatura del regista turco Ferzan Ozpetek che, dopo essersi esibito in prima persona durante la pandemia con la sua «Ferzaneide», sembra aver preso gusto al palcoscenico e, dopo il successo di «Mine Vaganti», debutta a Milano con la trasposizione teatrale di «Magnifica presenza» (fino al 22 dicembre).
Lo spettacolo, prodotto da Nuovo Teatro di Marco Balsamo, sbarca in città dopo una tournèe che ha già toccato Napoli e Caserta e viaggia sull'onda, si può dire, di un successo annunciato. Gli ingredienti per bissare i sold out di «Mine Vaganti», ci sono: un regista pop ma «di contenuti» e dimostratosi scioltissimo anche sul palco oltre che sul set, un'altra pellicola di grande botteghino (datata 2012), infine un cast «corale», ma con personalità di sicuro appeal come l'attrice-regista turca Serra Yilmaz «musa» e presenza fissa nei film di Ozpetek la bella e brava napoletana Tosca d'Aquino nel ruolo di «Maria», la cugina del protagonista Pietro, interpretato dal fascinoso morettone Erik Tonelli. A coronare il piatto c'è una storia misteriosa e, pare, a tratti commovente ambientata in una antica casa romana infestata da fantasmi in cui capita per caso il giovane Pietro, giovane pasticciere siciliano emigrato nella capitale in cerca di fortuna come attore. Sullo sfondo di una relazione gay, la vicenda si intreccia con il passato drammatico di una compagnia di veri attori, trucidati dai nazisti proprio tra quelle mura, che appaiono in sogno al protagonista instaurando un sodalizio che dovrà essere liberatorio e nel segno dell'amore. Liberatorio per lui, che ritroverà finalmente la fiducia in se stesso e nella vita, e liberatorio per l'esuberante compagnia di fantasmi che riusciranno finalmente a liberarsi dalla loro maledizione, mettendo in scena al Teatro Argentina la loro commedia per un unico spettatore: Pietro, appunto.
Si diceva della seconda vita teatrale di Ozpetek, 15 film alle spalle, quasi tutti di successo; l'ultimo «Diamanti» - in uscita tra pochi giorni nelle sale. Gli attori lo adorano: «Ha un intuito sovrannaturale per l'ultimo momento, riesce sempre a seguire le nostre suggestioni e coralmente inserisce varianti che rendono lo spettacolo diverso dalla pellicola» dice Serra Yilmaz, turca come Ferzan. Tra le intuizioni di questo spettacolo, l'idea di far interpretare doppi ruoli a quasi tutti gli attori in scena ad eccezione dei tre protagonisti. Per il resto, Ozpetek sembra cavalcare una certa nouvelle vague della moderna messinscena, quella proprio di rimescolare le carte tra cinema e teatro, da sempre legati da vincoli incestuosi, anche se tradizione vuole che sia la settima arte a rivisitare o raccontare il palcoscenico e non viceversa; basti pensare a capolavori memorabili, da «Un tram che si chiama desiderio» con Marlon Brando al «Mercante di Venezia» con Al Pacino, da «Carnage» di Polanski a «Cesare deve morire» dei fratelli Taviani.
Ferzan preferisce fare l'inverso trasformando i suoi film in commedie di prosa e, dietro di lui, il regista Paolo Genovese che dopo «Perfetti sconosciuti» ha in serbo un'altra sorpresa.I tempi cambiano e Ozpetek sa anche che, se le sale cinematografiche languono, quelle teatrali godono di ottima salute.
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