Il Werther di Jules Massenet torna domani sera sul palcoscenico del teatro dellOpera. Un ritorno prevedibile visto che si tratta di uno dei drammi lirici più rappresentati nel mondo. Regista lamericano J. Franconi Lee, direttore dorchestra il francese Alain Lombard, scenografo e costumista Pasquale Grossi, protagonista il tenore Giuseppe Filianoti. Si tratta di un allestimento che riprende ledizione del 90 dellOpera diretta da Alberto Fassini e interpretata dal grande cantante spagnolo Alfredo Kraus. La produzione odierna è dedicata proprio al ricordo di Fassini e di Kraus, entrambi scomparsi. La prima rappresentazione di Werther nel teatro lirico romano risale al 30 dicembre 1889, da allora è tornata diverse volte come uno dei melodrammi più amati: fra le edizioni degne di ricordo quelle del 1936, 38 e 42 con Tito Schipa, quella diretta da Oliviero De Fabritiis del 1952, e quella con Giuseppe Di Stefano del 55.
Per quanto riguarda questa nuova edizione Franconi Lee, che vanta una lunga esperienza internazionale e che spesso è stato stretto collaboratore di Zubin Mehta, ha dichiarato: «Pur nel rispetto della impostazione registica di Fassini, di cui riprendiamo le linee principali, abbiamo seguito una lettura moderna per rendere più vicino a noi sia la partitura di Massenet e sia il libretto di Eduard Blau, Paul Miliet e Georges Hartmann. Il compositore francese ha raccontato una storia quanto mai attuale, Werther infatti è uno straniero per il quale unico modo di entrare in contatto con le persone è unalternanza di esaltazione e malinconia, che ben si rispetta nella linea vocale. Contro lattività banale e piccolo borghese dellepoca, egli scaglia la sua emotività esasperata. Un tema, questo - ha aggiunto Franconi Lee - molto vicino ai nostri giorni in cui i Werther con gli stessi problemi sono tantissimi, mescolati fra loro con gente di ogni tipo. Si può dire che Massenet fa vibrare i nostri cuori come non mai, la sua analisi umana ed esistenziale, ispirata ai Dolori del giovane Werther di Goethe è fortemente anticipatrice, a suo tempo un vero e proprio colpo al cuore alla società francese. Correttamente guardata, con la sensibilità di oggi, è certamente un'opera dura, persino cupa, addirittura socialmente trasgressiva».
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