Manca solo la Boccassini

A volte ritornano. Anzi, se la costellazione politica ha i trigoni giusti, con la sinistra sfolgorante nell’ascendente dell’Arraffo – e questo attualmente è l’infelice oroscopo che si legge nel cielo d’Italia – è certo che tornano, più forti e arroganti che pria. Dalle nebbie della pensione riemerge Francesco Saverio Borrelli, inquisitore evidentemente incompiuto, che ha ancora bisogno di rivoltare il Paese come un calzino. E che ha bisogno di una ribalta, grande come il tifo che accompagna lo sport più popolare.
Borrelli è stato al centro di mille polemiche, di là della retorica giustizialista, che di per sé richiede una faziosità politica e ideologica, a pochi italiani appare l’uomo giusto per indagare con serenità ed equilibrio sulle malefatte del calcio – che sono tante, sia chiaro – ma Guido Rossi è politicamente orientato e fa la sua parte.
La sinistra acchiappa tutto e non butta via niente. A voler usare il linguaggio della politica più ipocrita, i componenti del Pool Mani pulite per la sinistra sono «una risorsa», e allora via, la si mette in campo, non vorrete mica che la lascino in panchina. Il Pool ha già dato, ma può ancora dare, non poniamo limiti all’onnipotenza.
La speranza è che l’inchiesta sulle combine, le scorrettezze e gli imbrogli del calcio non provochi le stesse degenerazioni che l’azione di Mani pulite ha provocato nell’ambito della politica. La pratica delle tangenti andava certamente colpita, ma a un certo punto l’azione della magistratura è diventata selettiva in maniera sospetta, certi soggetti sono stati colpiti e altri, egualmente colpevoli, sono stati risparmiati. E poi taluni magistrati sono stati sedotti dall’idea di colpire i possibili colpevoli prima ancora che agissero nelle stanze del Palazzo, sulla base di un pregiudizio. Succederà così anche per il calcio? Certe squadre saranno rivoltate con particolare zelo perché i loro dirigenti storici hanno certe spiccate simpatie politiche? Magari contro vento? Vedremo.
Per adesso ci limitiamo a osservare che certa magistratura è indipendente e autonoma da tutto, tranne che dalle lusinghe della politica, della popolarità a buon mercato, del potere di pontificare sui mezzi d’informazione. Gerardo D’Ambrosio è passato dalla politica sospetta a quella conclamata appena raggiunto il limite della pensione. Antonio Di Pietro, veterano che lasciò la toga prima ancora che incombesse l’ombra della quiescenza, è per la seconda volta ministro. Uomo di governo, uomo di potere. È vero che non può più arrestare nessuno, ma ha, fra le altre cose, il privilegio di litigare col ministro Bianchi che insidia la sua competenza su strade, viadotti (anche sul Ponte, sì, su quello) e infrastrutture in genere. Sono tutte toghe che hanno fatto la loro strada a botte d’imparzialità. Adesso non resta che vedere sistemati Colombo, Davigo e la Boccassini (ammesso che ne abbiano voglia) e dopo saremo pronti a una repubblica in cui la virtù, quella di cui parlavano i giacobini, s’identificherà senza dubbio alcuno con una certa magistratura rumorosa e protagonista, non imparziale ma sensibile al vento del potere, che può infilarsi nelle crepe del Palazzo anche attraverso le crepe provocate da qualche migliaio di discutibili voti.
Ordine, ordine, signori. La sinistra vede e provvede, non c’è attività socialmente rilevante, e significativa per il popolo, che non possa regolare, organizzare, purgare. Guido Rossi è commissario agli atletici piedi e Francesco Saverio Borrelli impugna la spada lucente della presunta giustizia. Niente è in regola, ma tutto è in ordine, perché così hanno deciso quelli che possono decidere. L’ordine in questo Paese sembra essere ormai la rispondenza alle convenzioni e alle ipocrisie del «politicamente corretto». Borrelli è politicamente corretto.

È probabile che, passando dalla politica al calcio politicamente orientato, abbandoni la strategia del «resistere, resistere, resistere» per passare a quella dell’attacco, magari con due punte. Ad ogni modo la sua nomina ha proprio il sentore del regime. Che non è propriamente un profumo.

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