In manette un sindaco legato ai Casalesi "Pupazzo di Zagaria"

Arrestati nel Casertano diversi "colletti bianchi" che avrebbero favorito la latitanza, lunga 17 anni, di Michele Zagaria. Il sindaco di Casapesenna è accusato di violenza privata nei confronti del suo predecessore

In manette un sindaco legato ai Casalesi "Pupazzo di Zagaria"

Questa mattina gli investigatori della Dia hanno perquisito le abitazioni di alcuni consiglieri ed ex consiglieri comunali di Casapesenna, nel Casertano, per cercare di ricostruire la rete di contatti che ha permesso al boss Michele Zagaria di rimanere latitante per 17 anni prima della cattura (guarda il video). Il blitz ha portato all’arresto di diversi "colletti bianchi" ritenuti favoreggiatori del clan dei Casalesi, tra cui il sindaco del paese, Fortunato Zagaria, che ha lo stesso cognome ma non è parente del boss.

Il sindaco è accusato, in concorso con Michele Zagaria, di violenza privata nei confronti del sindaco uscente Giovanni Zara. L'arresto di Zagaria è stato possibile anche grazie alle dichiarazioni di un pentito, Roberto Vargas, che ha raccontato agli inquirenti che il sindaco sarebbe "la diretta espressione del capo clan, all’epoca superlatitante, fatto eleggere proprio da Michele Zagaria".

L'accusa sostiente che Zara, durante il suo mandato, fosse stato consigliato più volte da Fortunato Zagaria, anche a nome del boss, perché aveva intenzione di avviare iniziative pubbliche contro la camorra, fatto assolutamente sgradito al boss Zagaria, che avrebbe usato l'omonimo per influenzare le politiche del sindaco. A Zara furono rivolte intimidazioni anche perché non rilasciasse interviste o dichiarazioni nel periodo in cui polizia e carabinieri erano impegnati ad arrestare i latitanti.

Zagaria, eletto sindaco di centrodestra nel 2009, era già stato primo cittadino del paese natale del boss Michele Zagaria ed è stato anche vicesindaco nell'amministrazione Giovanni Zara. Quel consiglio comunale fu sciolto per le dimissioni di 11 consiglieri, proprio 10 giorni dopo che Zara, considerato un sindaco anti-camorra, aveva firmato un protocollo per l’avvio di un progetto in un immobile confiscato a Vincenzo Zagaria.

Fortunato Zagaria arrivò anche a dire che Giovanni Zara correva un grave rischio sia per la sua attività politica sia a livello personale, nel caso non

si fosse adeguato alle prescrizioni del boss, ricordando la sorte che era toccata all'assessore Antonio Cazzano, vittima di un attentato nel 1998 che lo lasciò con una grave menomazione.

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