Mano pesante con i centurioni E i vu’ cumprà?

Che fermezza, che grinta. «L'abusivismo deve essere represso, per questo partirà una task force che vedrà la polizia municipale impegnata in una vasta operazione di decoro intorno al monumento più celebre di Roma». Così Davide Bordoni, assessore al Commercio del Comune di Roma. «Non ci faremo ricattare, o i centurioni accettano le regole oppure se ne devono andare», così, invece, Gianni Alemanno, sindaco della capitale. Non che la controparte - una cinquantina di figuranti, i «centurioni» - sia particolarmente temibile: elmi di cartone, daghe di latta e quel tanto di pancetta che comunque lascia qualche dubbio sulla prestanza fisica. Però, anche così, l'energia mostrata da Alemanno e dalla sua giunta merita tanto di cappello. Ovvio, spiace che i centurioni si ritrovino in mobilità, ma siccome hanno dimostrato, escogitandosi quel ruolo, inventiva e spirito d'intraprendenza, sapranno certamente porre rimedio. Lì, sotto il Colosseo e bardati a quel modo, comunque non ci devono e non ci dovevano stare. Il Colosseo è un po’ il simbolo di Roma e Roma è la vetrina dell'Italia e dunque degli italiani. L'immagine che all'ospite forestiero i centurioni mostravano con la loro presenza era quella buffonesca e taroccara che già ci pesa addosso (pizza e mandolino, magliari...) e che quindi non giova alimentare con esibizioni del fasullo pittoresco. C'è poi la questione del rispetto della legge: i centurioni praticano una attività illegale, sono abusivi (non possono «operare», come da regolamento fresco di stampa per gli artisti di strada, all'interno o in prossimità di aree archeologiche). Più che giustificata, pertanto, la fermezza, la grinta di Alemanno e del suo staff. Che ora vorremmo veder riproposta per sanare - senza farsi intimidire, ovvio - un altro abusivismo.
Un'altra illegalità che va a discapito dell'immagine civile e culturale di Roma (e degli italiani): il commercio ambulante dei vu’ cumprà. Pratica che ha una sua ragion d'essere nell'Al Fustat del Cairo e in altri suk o bazar nordafricani e mediorientali, non all'ombra del Cupolone (e della Madonnina, della Mole, del campanile di San Marco e di ogni altro simbolo cittadino). Una piaga, quella dei vu’ cumprà, per la Capitale. Se dalle attenzioni dei centurioni potevi sottrarti semplicemente ignorandoli, alle insistenze del vu’ cumprà (e del vu’ lavà) non c'è scampo. Se non ricorrendo alle maniere brusche con la certezza di sentirti dare del razzista. Petulanti, insistenti, impudenti e fuorilegge. Due volte peggio dei figuranti con elmo, corazza e schinieri che pure, per toglierseli di mezzo, i pizzardoni sono andati per le spicce. Di conseguenza, due volte più meritevole risulterebbe allora il repulisti dello sciame di ambulanti abusivi.

Per i quali deve valere, come per i centurioni, l'editto alemannico: o accettano le regole o se ne devono andare (per tranquillizzare il valoroso sindaco di Roma sul rischio di subire ricatti - morali, ci mancherebbe - piace ricordargli che l'integrazione, asso di bastoni sempre calato al momento giusto da quel genere di ricattatori, non può sussistere se non nel rispetto delle regole. Senza quel rispetto, è invasione barbarica).

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