Roma - Si è svolto, a Palazzo Chigi, l'atteso incontro tra il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia Tremonti, da un lato, e i presidenti delle Regioni dall'altro. Sul tavolo la discussione sulla manovra economica, il nodo dei tagli dei trasferimenti e le richieste di alcuni governatori di un aiuto su tempi e modi di risanamento della sanità regionale. Il governo ha ribadito che i saldi erano, sono e resteranno intangibili, e che per la manovra, come già annunciato, è stato chiesto il voto di fiducia del parlamento, trattandosi di un provvedimento fondamentale per la stabilità finanziaria del Paese. Alla fine dell'incontro i presidenti delle Regioni hanno manifestato il proprio disappunto.
Errani: per noi esito negativo Il presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, ha fatto il punto della situazione: "L’incontro con il presidente del Consiglio ha avuto un esisto per noi molto negativo. Voglio tuttavia precisare le proposte che noi avevamo avanzato al governo. Si tratta di tre proposte: la prima, dando la piena disponibilità alla verifica su tutti i numeri e le responsabilità dei diversi livelli istituzionali per l’incremento della spesa, perché noi contestiamo i numeri relativi al contributo al debito, ai consumi intermedi. I dati Istat, ministero dell’Economia e Corte dei Conti dimostrano in maniera inequivocabile qual è l’andamento del contributo al debito e della spesa pubblica dei diversi comparti. Si dimostra in modo evidente che l’amministrazione centrale ha un incremento significativamente superiore all’incremento delle amministrazioni regionali".
"Non possiamo governare" Da questa considerazione oggettiva, perché è giusto che il Paese abbia un quadro corretto nell’informazione sui dati della spesa pubblica, anche sommando i dati relativi alla manovra 2009 e 2010, si evince che la manovra è squilibrata a sfavore degli enti locali e delle regioni. Sulla base delle verifiche oggettive ciascuno taglia, proporzionalmente, quello che deve tagliare. Ma la risposta è stata negativa. La seconda proposta - prosegue Errani – le istituzioni si rispettano, non si offendono e non si insultano. Noi rispettiamo e vogliamo la collaborazione con il governo. Chiediamo nulla di più di questo . Per questo abbiamo chiesto una commissione, a costi zero, per verificare la qualità della spesa, le spese di funzionamento, proponendo al governo una intesa fondata su questo principio: chi non riduce spese che vengono considerate non di qualità si assume la responsabilità e ne paghi il prezzo. Questo per dimostrare la volontà delle regioni ad andare avanti su questa strada. Ma ciò non risolve il problema del taglio dei dieci miliardi di euro sui trasferimenti, perché questo ci mette nelle condizioni di non poter esercitare le competenze: trasporto pubblico locale, famiglia, non autosufficienza, fondo sociale, fondo per le imprese, di cui le regioni hanno la responsabilità. Dunque siamo qui a ribadire, con ancora maggiore convinzione, la richiesta di mettere all’ordine del giorno della conferenza stato-regioni l’intesa della riconsegna delle deleghe. Perché non siamo in grado di esercitarle".
Formigoni: spiegato nostre posizioni "Non possiamo che restituire tutte le deleghe della Bassanini. Abbiamo spiegato una volta di più al governo le nostre posizioni, cioè che questa manovra è insostenibile perché si ripercuote sui cittadini impedendoci di dare i servizi essenziali. Abbiamo avanzato le nostre proposte ragionevoli, sulla quali volevamo aprire un confronto. Ci è stato risposto che la manovra è immutabile anche nella sua composizione. Il che ci appare francamente poco motivato", dice il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni.
"Sulle deleghe niente ripicca" "Abbiamo allora reiterato - aggiunge Formigoni - la nostra richiesta che sia iscritto all’ordine del giorno alla prossima conferenza Stato-regioni la restituizione delle deleghe al governo. Non è un gesto di ripicca né di protesta ma la presa d’atto di una situazione: senza le risorse, non possiamo garantire le funzioni che ci sono state trafserite. Ci è stato detto che occorre una legge per questo: la norma può essere inserito come emendamento alla fnanziaria per cui lo Stato riprende le deleghe". "Abbiamo poi chiesto - rimarca Formigoni - una commissione mista per andare a vedere gli sprechi e il presidente del Consiglio ha accolto la proposta. Sarà istituita in tempi rapidissimi".
Non ci sono divisioni politiche "Siamo uniti e compatti - prosegue Formigoni - governatori di ogni colore politico. Abbiamo chiesto un confronto con lo Stato e volevamo trovare un accordo. Testardamente continuiamo a cercarlo. Certo dobbiamo dire ai nostri cittadini quali saranno le conseguenze di questi tagli sui servizi. E per questo - conclude - abbiamo anche chiesto che il presidente del Consiglio annunci insieme a noi ai cittadini quali saranno le conseguenze dei tagli".
Vendola: faranno il federalismo con il morto "Abbiamo manifestato - rimarca il governatore pugliese Nichi Vendola - la nostra disponibilità a monitorare le spese, ma a questo punto faranno il federalismo con il morto. La vera crisi sarà quando non potremo garantire i diritti ai cittadini, perché vedremo calare la scure sul trasporto pubblico locale, sul sostegno alle piccole e medie imprese e non potremo fare politiche di aiuto alla famiglia. Rispetto a queste richieste - scandisce Vendola - abbiamo visto sbuffare Tremonti, che ha chiuso la saracinesca. Ho l’impressione che il governo sia commissariato dal ministro dell’Economia. Ma - conclude il governatore della Puglia - se Tremonti è in grado di far camminare da solo i treni, lo faccia".
Chi era presente all'incontro Insieme al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al vertice di palazzo Chigi erano presenti i ministri Giulio Tremonti, Raffaele Fitto, Renato Brunetta, Ferruccio Fazio, Andrea Ronchi, Umberto Bossi e Roberto Calderoli, oltre ai sottosegretari Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Tra i governatori di Regione, Vasco Errani, Roberto Formigoni, Luca Zaia, Roberto Cota, Michele Iorio, Renata Polverini, Nichi Vendola e Gianni Chiodi. Al termine del vertice con le regioni, l'incontro con province, comuni e comunità montane.
Raggiunta intesa con province e comuni L'accordo sulla manovra economica è stato raggiunto tra il governo, i comuni e le province. A spiegarlo è Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani (Anci), in una conferenza stampa a Palazzo Chigi con i ministri Tremonti e Calderoli e il sindaco di Roma Alemanno. "Ferma restando la necessità e urgenza della manovra - sottolinea Chiamparino - i tagli avrebbero potuto essere previsti in maniera diversa tra i diversi soggetti. Ma anche in questo ambito abbiamo avanzato proposte, frutto di un lungo lavoro di interlocuzione, che con qualche modifica sono state accolte" dal governo. "C’è l’impegno - ha sottolineato - perché entro il 31 luglio venga portato in parlamento il decreto attuativo sul trasferimento delle imposte relative a comuni e province". Al secodo punto dell’accordo "l’impegno a costruire un tavolo di monitoraggio, entro ottobre, per affrontare il problema dello sfoltimento dei residui passivi e c’è un percorso per rimodulare il patto di stabilità, battaglia ormai storica dell’Anc. Dunque un percorso di lavoro positivo".
Soddisfatto Tremonti "È stato usato un metodo di lavoro comune - spiega il ministro - poteva esserci la rottura, c’è invece la volontà di andare avanti insieme. Non esistono aut aut ma obiettivi da raggiungere". Come "un impegno per il federalismo municipale, da cui deriverà maggiore trasparenza nei confronti dei cittadini e la possibilità di recuperare evasione fiscale.
La manovra resta invariata, se ne può discutere, ma quello che è importante è il federalismo fiscale. Questo - conclude il ministro riferendosi al confronto con comuni e province - è il modo di lavorare insieme".
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