C’è qualcosa che ancora non si conosce di Marilyn Monroe? Parrebbe impossibile rispondere in maniera affermativa ad una domanda che riguarda l’attrice icona probabilmente più sezionata, analizzata ed amata della storia del cinema mondiale. Eppure è così. E a rivelarlo non sono nuovi saggi di qualche attento studioso della personalità di Norma Jeane Mortenson (battezzata Baker), in arte Marilyn Monroe, ma una raccolta di testi inediti scritti, tra il ’43 e il ’62, proprio dalla venere bionda e ritrovati casualmente da Anna Strasberg, vedova del fondatore dell’Actor’s Studio, Lee, che, a sua volta, li aveva ereditati alla morte prematura (a 36 anni) dell’attrice; il tutto pubblicato recentemente nel meraviglioso Fragments (ed. Feltrinelli). Che Marilyn emerge da queste preziose testimonianze? Lo sintetizza molto bene Tabucchi nella prefazione all’edizione italiana: «Questo libro ci rivela a posteriori una personalità intellettuale e artistica che i più non potevano sospettare. I documenti che questo volume ci consegna rivelano un’altra Marilyn rispetto all’immagine che il cinema ci ha lasciato di lei: (...) la figura di una bellissima donna bionda, all’occorrenza candida, o comunque dotata di un’intelligenza che non disturbi l'intelligenza maschile. (...) Dentro quel corpo, che in certi momenti Marilyn portò come si porta una valigia, viveva l’anima di un’intellettuale e di un poeta che nessuno sospettava». Una persona, dunque, ben lontana dallo stereotipo dell’oca bionda che «per contratto» le era stato appiccicato addosso. Una donna che diceva di sè: «Penso di avere dentro di me un lato gioioso e uno triste» ma come una maschera pirandelliana era costretta a nascondere la sua vena malinconica, che emerge in maniera devastante leggendo alcune pagine contenute in questo libro, per sfoderare l’icona sorridente che tanto tranquillizzava e faceva vendere al botteghino. Una Marilyn colta, che legge le lettere di Sigmund Freud e si commuove per la sua foto (gli appariva depresso); ma anche una Marilyn sensibile che, a proposito della notte, scriveva: «A volte mi chiedo a cosa serva la notte. Per me quasi non esiste -sembra tutta una lunga, lunghissima giornata orribile». Sulla scia di questa pubblicazione ecco che la Fondazione Cineteca Italiana ha deciso, con la solita sensibilità, di «riabilitare» in un certo senso la personalità complessa della bellissima Norma Jeane dedicandole, allo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, la minirassegna «Marilyn segreta», programmata da oggi fino a sabato. All’interno della stessa, merita di essere sottolineata la presentazione del volume, in collaborazione con la Feltrinelli e Tieffe Teatro Menotti, programmata per venerdì 5 (alle ore 21.15 con prenotazione consigliata al numero 3469582555), durante la quale Lucrezia Lante della Rovere leggerà alcuni brani della raccolta. L’evento sarà preceduto dalla proiezione del documentario (raro) Marilyn, diari segreti, che, attraverso il rapporto della diva con lo psicanalista, rivela molti dei suoi tormenti ben evidenziati da Fragments.
Un omaggio non sarebbe tale senza la parte cinematografica. La Cineteca ha previsto quattro pellicole che, in un certo senso, sono rappresentative della versatilità di questa straordinaria interprete. A partire, oggi, da Gli spostati, film maledetto (fu l’ultimo di Marilyn ma anche l’atto conclusivo della carriera di Clark Gable che morì il giorno successivo della fine delle riprese) che mostrò le notevoli doti drammatiche di Norma Jeane.
«Sola!!! Sono sola - sono sempre sola comunque sia». Scusaci, Marilyn, per non averlo capito prima.
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