Ma come è stato possibile che uno scrittore rilevante, poliedrico, cosmopolita e di felice talento come Mario Soldati sia stato fuori gioco dallinizio degli anni Novanta, quando Adelphi pubblicò La confessione e Salmace, fino al 2004, quando Sellerio ha cominciato a rieditarlo, seguita ora da Mondadori con le Lettere da Capri? Proprio mentre lAmazzonia veniva deforestata per mettere sulla carta i romanzi di Rosa Alberoni, e Camilleri veniva meridianizzato? In attesa del centenario della nascita, che cade nel 2006, occasione forse di celebrazioni, ricordi, convegni eccetera, ci si sta accorgendo che era uno spreco seppellire con lautore anche i suoi libri.
Ultima riscoperta, quella del racconto lungo, o romanzo breve, La giacca verde, apparso per la prima volta nel 1948 su Botteghe Oscure. In qualche modo la trama rispecchia la vicenda editoriale di Soldati. È la storia di W., un direttore dorchestra della Scala, in grande ascesa, che viene scritturato per un Otello in un teatro lirico romano. Reduce dai successi di una tournée inglese, dimostra alle prove carisma, ispirazione. Finché al momento di comandare i timpani, sincanta con la bacchetta a mezzaria e non può andare oltre.
L'impresario, che è anche lio narrante, pensa a una crisi estemporanea dovuta al surmenage. Niente di cui preoccuparsi. Ma la bacchetta rimane di nuovo sospesa nello stesso punto. Non resta che pensare a un sostituzione di W. Ma l'impresario vuole capire qualcosa di più. Con un colpo che sarebbe stato congeniale a Soldati - autore di memorabili scherzi simili, come quando si nascose in una tappeto arrotolato per spiare la conversazione tra unattrice che corteggiava e un giovane attore che lei gli aveva preferito - entra clandestinamente nella camera dalbergo del direttore. E spulcia tra le sue fotografie. Alcuni rumori annunciano che W. sta rientrando in camera. Lio narrante si nasconde nel bagno. W. è in compagnia di una donna, dimostra una certa intimità. Limpresario rompe lindugio e teatralmente si annuncia, uscendo dal bagno, e dichiara di assolvere W. dal pagamento di qualsiasi penale (si era dato per malato ma evidentemente non lo è) purché gli spieghi il motivo di questo blocco.
Il motivo è che il timpanista Romualdi (qui lio narrante diventa W.), uomo quasi insignificante nelleconomia dellorchestra, aveva condiviso col direttore un periodo della guerra, durante il quale erano sfollati in attesa che gli alleati liberassero anche quella parte di territorio dove si trovavano, proprio vicino alla linea del fronte. E si spacciava per un importante direttore dorchestra, per un maestro, al fine di ottenere dai frati e altre persone che lo ospitavano, un trattamento migliore. W., arrivato dopo il Romualdi, si era adeguato alla finzione e per una volta nella vita si era rassegnato con piacere a un ruolo subalterno, quello di un modesto ragioniere che stava nellombra del sedicente maestro. Questa mistificazione, che scorre, esilarante e inquieta, grazie allabile mano di Soldati, trova un corrispettivo simbolico in una giacca verde, inglese, che il suonatore di timpani indossava per nascondere dietro labbaglio del colore stravagante il millantato credito. Una trovata che dà il titolo al libro e conferisce al racconto un tocco gogoliano (è fin troppo scontato il paragone con Il cappotto).
Dicevo che la vicenda editoriale di Soldati, che oltre a essere uno scrittore è stato regista e critico gastronomico, in qualche modo ricorda quella della Giacca verde. È come se lautore di America primo amore (saggio autobiografico scritto nel periodo fascista ma molto più moderno e brillante del coevo e contrito libro di Emilio Cecchi, America amara), si fosse umilmente fatto da parte, uscendo dalla scena letteraria non solo in senso fisico (è morto nel 99) per cedere il campo a tanti suonatori di timpani che indossavano la giacca verde di una millantata rilevanza.
Ora pare stia uscendo dallo scambio di ruoli, riassumendo il posto che gli compete, come se si fosse stufato dallo scherzo, come W. alla fine della guerra.
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