Marrazzo, dalla televisione alla Regione Lazio

Una vita dedicata al giornalismo, poi la scelta di correre con la coalizione di centrosinistra alle elezioni regionali del Lazio, il 3 e 4 aprile 2005. Il governatore ha guidato la Regione per quattro anni e mezzo

Marrazzo, dalla televisione alla Regione Lazio

Roma - Una vita dedicata al giornalismo, poi la scelta di correre con la coalizione di centrosinistra alle elezioni regionali del Lazio, il 3 e 4 aprile 2005. Il governatore Piero Marrazzo, che ha deciso oggi di autosospendersi con effetto immediato da ogni incarico dopo gli arresti di quattro carabinieri accusati di averlo ricattato con un video compromettente che lo ritrare con un transessuale, ha guidato la Regione per quattro anni e mezzo, dopo essere stato eletto con 1.628.486 voti, ottenendo 287.825 preferenze in più rispetto alla coalizione che lo sosteneva.

L'ascesa di Marrazzo Nato a Roma il 29 luglio 1958, il presidente è figlio di Luigia Spina, italo-americana, e di Giuseppe Marrazzo, giornalista di rango e autore di numerose inchieste su mafia e camorra ma anche sui giovani, sulle tossicodipendenze, sulle categorie sociali. Ereditando la passione del padre, si dedica al giornalismo e, dopo la laurea in Giurisprudenza, entra alla Rai. Qui trascorre vent’anni ricoprendo il ruolo di conduttore e inviato del Tg2, poi di responsabile della testata regionale della Toscana ed ancora, lavora, chiamato da Giovanni Minoli, alla Cronaca in diretta, a Drugstories ed agli speciali Format. Conduce per otto anni Mi manda RaiTre, fino a quando accetta di scendere in campo e candidarsi alla sfida delle regionali per la carica di governatore del Lazio, con l’Unione.

La moglie e le tre figlie Marrazzo, che è sposato e ha tre figlie, è stato ambasciatore dell’Unicef, membro della Fondazione Caponnetto, il fondatore del pool antimafia di cui facevano parte Falcone e Borsellino, e della Fondazione Pertini. Un giornalista prestato alla politica, dunque. E forse proprio la poltrona di governatore è la sua sfida più difficile. Appena eletto alla guida della Regione Lazio, Marrazzo si trova infatti alle prese con il disavanzo sanitario della Regione. Il risanamento dei conti in rosso è uno dei capitoli che impegna maggiormente il lavoro suo e della sua giunta, insieme all’altro "tema caldo", la messa a punto del piano rifiuti per uscire dall’emergenza.

Quattro anni alla Regione Lazio Quattro anni e mezzo di lavoro, poi, con l’avvicinarsi della scadenza delle regionali 2010, il governatore esce allo scoperto e annuncia ufficialmente la sua intenzione di candidarsi ancora una volta. Lo fa nel corso dell’assemblea regionale di Sinistra e Libertà, affermando: "A chi mi chiede se mi candiderò alle prossime regionali rispondo: perchè non dovrei farlo? Mi candiderò a difesa dell’esperienza di governo mia e di tutto il centrosinistra". Centrosinistra che fa quadrato intorno al suo nome e gli rinnova il suo appoggio.

Almeno fino a giovedì quando, come un fulmine a ciel sereno, arriva la notizia dell’arresto di quattro carabinieri della Compagnia Trionfale con le accuse di estorsione, violazione della privacy, violazione di domicilio e rapina: i quattro, bloccati dai militari del Ros, avrebbero ricattato Marrazzo per evitare la diffusione di un video che lo ritrarrebbe in un appartamento di via Gradoli, sulla Cassia, durante un incontro con un transessuale.

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