Simone Turchetti
Matteo Di Fazio avrebbe compiuto tra poco diciassette anni, se un incidente di motorino lo scorso 21 giugno non lavesse strappato allaffetto della famiglia e dei suoi amici. Da allora il cavalcavia di via della Grande Muraglia, al Torrino Sud, sul quale ha perso la vita, è diventato il punto di ritrovo per i suoi tanti amici. I compagni di scuola, gli amici della pallavolo, i ragazzi della parrocchia, si danno appuntamento sotto quello che per tutti è diventato il «Ponte Texo», come era soprannominato Matteo. Per ricordarlo, i suoi amici hanno lasciato sotto il ponte molte scritte commoventi e piene di affetto. Su tutte, uno striscione enorme: «Nel nostro cuore rimarrà per sempre il tuo sorriso».
Scritte che sono state raccolte in un volume dai suoi genitori. Ieri, esattamente tre mesi dopo il tragico incidente, quel volume è stato donato al Sindaco Walter Veltroni, intervenuto in una cerimonia per ricordare Matteo, proprio lì, sotto quel ponte maledetto. Assieme al presidente del XII Municipio, Paolo Pollak, e a un migliaio di persone, tra moltissimi giovani, il primo cittadino ha preso parte ad una messa e ha scoperto una targa che ricorda lo sfortunato ragazzo. «Si è trattato di una cerimonia particolarmente toccante - ha raccontato Pollak - i ragazzi hanno mostrato una compostezza e un affetto incredibile». Oltre alla targa e alla cerimonia, Matteo sarà ricordato anche grazie alla Onlus che i suoi genitori hanno voluto per occuparsi dei poveri, s per la borsa di studio attivata presso la sua scuola, lo scientifico «Cannizzaro», istituita con il contributo delle istituzioni e dei suoi insegnanti. Tante iniziative che, se non potranno cancellare il dolore suoi cari, almeno si spera potranno lenirlo. Ma purtroppo ci sono altre famiglie che piangono altre vittime della strada, che sono invece dimenticate. È il caso di Daniele Mollicone, 19 anni. Era la sera del 30 giugno 2004, Daniele procedeva piano con il suo scooterone lungo via Bonafede. Un avvallamento, vicino allingresso dellIpercoop Casilino gli fa perdere il controllo del veicolo; viene investito da una Fiat Tempra che procedeva in senso inverso. Daniele se ne va una sera di luglio, dopo cinque giorni di coma, lasciando la famiglia e gli amici in lacrime. Della sua tragica scomparsa il Giornale era tornato ad occuparsene a luglio, per denunciare lamnesia del Comune che aveva lasciato lì quella buca, transennata, escludendo la zona dagli interventi straordinari di manutenzione stradale di questa estate. Forse si trattava del modo in cui il Campidoglio voleva ricordare Daniele, visto che, a quanto pare, non si poteva mantenere viva la sua memoria in altri modi. Le scritte e gli striscioni che avevano lasciato i suoi amici, infatti, sono stati in parte rimossi. Raccontano i ragazzi che la polizia ha fatto togliere alcune scritte perché davano fastidio, distraevano dalla guida gli automobilisti. Ma la buca assassina, a quanto pare, no, quella va bene lì dovè, con un cartello «Lavori in corso» davanti e i fiori lasciati dagli amici». Nonostante vigili urbani e tecnici comunali passino lì in continuazione. Intanto, i genitori di Daniele non si sono ancora ripresi, non riescono ancora a darsi pace. Forse anche per lassenza delle istituzioni. Le storie di Matteo e Daniele sono tragicamente simili. Due ragazzi amati, che se ne sono andati per una fatalità. Sulla loro morte, sul dolore delle loro famiglie, no, su quello non si possono fare polemiche. Ma non si può pensare alla disparità di trattamento che queste due storie hanno ricevuto da parte delle istituzioni.
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