Medici senza frontiere: «I media si sforzino di raccontare i Paesi dimenticati»

Rapporto sulla tv della più grande associazione medico-umanitaria mondiale: 456 servizi televisivi dedicati nel 2010 al terremoto di Haiti e solo un sesto alla successiva epidemia di colera. Il dossier chiede attenzione ai gravi problemi medici in Costa d'Avorio e Bahrain

Le televisioni italiane ed europee hanno parlato delle crisi del mondo e poi le hanno lasciate. Centinaia di servizi e di dirette e poi tutti via, a concentrarsi su storie nuove, secondo le regole del giornalismo che spesso divora l'attualità senza tornare negli epicentri del dolore. L'analisi arriva dall'ultimo rapporto di Medici senza Frontiere sulle «crisi dimenticate» del 2010.

Lo scorso anno, annota il corposo dossier della più grande associazione medico-sanitaria privata del mondo, i Tg italiani di Rai e Mediaset nelle edizioni serali del prime time «hanno dedicato al terremoto di Haiti 456 servizi». Era il mese di gennaio. A ottobre, l'isola caraibica è stata colpita da una violentissima epidemia di colera «che però non ha goduto della stessa attenzione, nonostante abbia causato (fra ottobre 2010 e febbraio 2011) 4.670 vittime e 249.937 casi accertati». I servizi dedicati all'epidemia «sono stati 17». Di contro, scrive Medici senza Frontiere, «in quel periodo i Tg hanno dedicato 867 servizi al delitto di Avetrana».

L'attualità e la regola della vicinanza fisica ai telespettatori delle ultime vicende di cronaca nera hanno ribaltato le scalette delle notizie, è una consuetudine obbligata nel giornalismo moderno, ma il apporto di MSF mette in luce come le zone povere del mondo siano spesso dimenticate completamente dall'informazione, nonostante siano spesso colpite da grandi catastrofi o siano teatro di gravi violazioni dei diritti umani, nei confronti delle minoranze, delle donne o dei bambini.

Il dossier ha analizzato anche il mese di agosto, e in particolare lo spazio dedicato alle alluvioni in Pakistan: 1.700 vittime, 20 milioni le persone colpite, 3.2 milioni di sfollati e 1.6 milioni le case distrutte o danneggiate. «La tragedia è stata raccontata in 88 notizie, quasi tutte concentrate nel mese di agosto, poi i riflettori si sono spenti già dal mese di settembre». Nello stesso periodo, i servizi televisivi sul caldo estivo sono stati «347».

Vengono citati poi luoghi e crisi quasi sconosciuti per uno spettatore medio: «In Costa D'Avorio, soprattutto nella città di Abidjan e nell'ovest del Paese, i combattimenti hanno causato continui sfollamenti della popolazione. Da dicembre, le équipe di MSF lavorano per fornire assistenza medica di base nelle strutture abbandonate dal personale sanitario locale, dove mancano le scorte mediche». E' difficilissima la cura dei feriti anche «in Bahrain: gli ospedali e i centri sanitari sono luoghi di cui avere paura perché utilizzati come esche per identificare e arrestare coloro che vi si recano in cerca di cure mediche».


«Chiediamo ai media - dice il direttore generale di Medici senza Frontiere Italia, Kostas Moschochoritis - di continuare ad "accendere i riflettori" proprio su paesi come la Costa D'Avorio e il Bahrain, perché l'oblio dei mezzi di informazione rende invisibile la sofferenza di intere popolazioni e ostacola ulteriormente l'avvio di possibili soluzioni».

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