Mentorella, il santuario più amato da Wojtyla

È un piccolo centro medievale del Lazio, conservato con encomiabile cura. Si tratta di Capranica Prenestina che, in provincia di Roma, si raggiunge percorrendo la via Prenestina fino a Cave e poi, deviando a sinistra, verso Rocca di Cave. Il primo nucleo urbano si costituì nel IX secolo grazie all’apporto coatto di un gruppo di profughi che proveniva dalla malsicura e vicina Palestrina. Poi secoli di alti e bassi legati ai capricci dei pontefici. Il 7 febbraio 1252 Onorio II assegna il castello o roccaforte a Oddone Colonna ma nel 1298 Bonifacio VIII, acerrimo nemico dei Colonna, distrusse e incendiò il paese. Ci volle l’arrivo del papa Martino V per riconoscere al cardinale Domenico Capranica la titolarità del feudo. Però, nel 1492, con papa Alessandro VI, il Borgia, Capranica Prenestina, si ritrovò blindata, anche se per un breve periodo, sotto l’usbergo del duca Valentino. Subito dopo il borgo, ormai fortificato, tornò ai Colonna, grazie ai buoni uffici del papa Giulio II, il guerriero. Nel 1563 il castello fu venduto ai Massimo i quali lo cedettero ai Barberini e iniziò un processo di decadenza del borgo.
Da vedere. Il monumento simbolo di Capranica Prenestina è il caratteristico «Capolino» della chiesa di Santa Maria Maddalena, disegnato, stando alla tradizione, dalla mano del Bramante. L’interno è costituito da una navata singola di stile neoclassico e da un presbiterio sormontato dall’alta cupola. In una cappella a sinistra, si ammirano un abbozzo di un leone marmoreo e una testa di Eolo in bassorilievo che molti si ostinano ad attribuire a Michelangelo. Di notevole interesse architettonico è anche il Palazzo Barberini, costruito tra il XIV ed il XVI secolo, fiancheggiato da una torre a pianta quadrata. Certamente suggestiva è la rurale Chiesetta della Madonna delle Fratte. Tuttavia, la maggior gloria devozionale e mariana di Capranica Prenestina si trova a dieci chilometri, alto sulla frazione di Guadagnalo, il centro abitato più alto del Lazio (1217). Qui, all’apice di questo piccolo borgo dal quale si godono splendidi panorami sulla valle del Sacco, la valle dell’Aniene e i monti Simburini, Sabini, Ernici e Lepini, si innalza il santuario della Mentorella, uno dei più antichi Santuari d’Italia. Nella Chiesa che risale al XII secolo, è custodita una statua lignea del XIII secolo che raffigura una Madonna col Bambino. E ancora nel coro varie immagini della Vergine ed una grande vetrata celebrativa del Millennio Cattolico della Polonia (966-1966). Non a caso, quello della Mentorella, fu il Santuario più amato da papa Giovanni Paolo II.
Da mangiare e da bere. Sui rudi crinali dei monti Prenestini pascolano felici le mucche e vasti allevamenti di pecore. I sapori della cucina sono quindi generalmente genuini e le fragranze e gli aromi quelli tipici di una gastronomia familiare le cui specialità vanno dai ravioli di ricotta agli gnocchetti alla chitarra, alla pasta e fagioli.

Però la golosità quasi suprema si raggiunge con le cosiddette «lane pelose», che sono delle fettuccine fatte a mano, condite in bianco con funghi porcini cotti in abbondante olio extravergine d’oliva, aglio, erbette, peperoncino e se piace una spruzzatina di vino.

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