RomaLa novità è definita «clamorosa» anche da colui che lha proposta in Commissione di Vigilanza sulla Rai, il radicale Marco Beltrandi, eletto nelle liste Pd. Eccola: nellultimo mese di campagna elettorale sulle reti nazionali andranno in onda solo tribune elettorali e rischiano di saltare tutti i talk show, da «Porta a Porta» ad «Annozero» a «Ballarò».
Il via libera al regolamento per la par condicio in tv in vista delle regionali del 28 e 29 marzo è arrivato a tarda sera martedì e la norma in questione è passata con i voti del centrodestra e del relatore Beltrandi, e con la decisa opposizione del Pd, che ha abbandonato i lavori. Roberto Rao, capogruppo Udc in Commissione, declina ogni responsabilità - lUdc ha votato contro il provvedimento - e sottolinea le divisioni interne del Pd. Infatti uno dei suoi esponenti, Furio Colombo, considera «inspiegabile» la protesta del suo partito. Mentre Giovanna Melandri parla di «colpo di mano del Pdl» per mettere un «bavaglio alla tv pubblica».
Protesta la Federazione della stampa e il sindacato dei giornalisti Rai (Usigrai) annuncia un giorno di sciopero. Insorgono i conduttori. Bruno Vespa: «Grave azzeramento». Michele Santoro: «Abuso di potere senza fondamento legale». Giovanni Floris: «La politica ingorda mangia tutto». Lucia Annunziata: «Leditore della Rai è la politica». E la nuova norma è già stata ribattezzata «leditto di San Macuto».
In tanto chiasso interviene anche il premier Silvio Berlusconi e proprio alla presentazione dellultimo libro di Vespa. Dice che la decisione di fermare quelli che ormai sono «pollai televisivi» non è «né scandalosa, né preoccupante», che le «risse continue» in tv hanno fatto crollare il gradimento dei cittadini verso la politica: secondo alcuni sondaggi è sceso al 12 per cento. «Penso che per decoro - spiega il Cavaliere - sia un bene che certe trasmissioni siano diverse». E poi, visto che non si può essere «democratici» a seconda delle decisioni prese, bisogna rispettare le regole stabilite dalla Commissione di Vigilanza. Berlusconi ribadisce, però, che per lui la par condicio è una legge «liberticida e assurda» e andrebbe abolita, «reintroducendo la norma che stabilisce presenze televisive proporzionali ai voti».
Per sapere come andrà a finire bisognerà aspettare oggi il Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini, che dovrà approfondire le nuove norme e valutarne «limpatto sulla linea editoriale delle trasmissioni e sulla gestione dellazienda», come spiega il presidente della Rai, Paolo Garimberti. I rappresentanti dellopposizione si sono già schierati contro la nuova norma. Sembra che ci sia spazio per una mediazione e la Commissione di Vigilanza incarica il presidente, Sergio Zavoli, di cercare con i vertici Rai una soluzione «il più possibile condivisa». La norma introdotta estende le regole della comunicazione politica nel mese prima del voto ai programmi di approfondimento, che possono scegliere se ospitare le tribune politiche o andare in onda in orari e fasce diverse.
Preoccupano anche le ricadute economiche sullazienda, per la riduzione della pubblicità, mentre le reti private, sulle cui regole dovrà decidere lAutorità per le comunicazioni, trarrebbero vantaggio dalla situazione. Molte polemiche pure sullesclusione dalle tribune, nella prima fase della campagna elettorale, dei partiti piccoli, che alle ultime europee non abbiano raggiunto la soglia del 4 per cento. Su questo Zavoli esprime la sua «amarezza».
Il regolamento sulla par condicio sarà pubblicato domani sulla Gazzetta Ufficiale e allincontro di ieri organizzato dalla Fnsi per coordinare la protesta Santoro, la Annunziata, Floris, Milena Gabanelli, Andrea Vianello e Riccardo Iacona hanno dato alla Rai 48 ore per decidere come muoversi.
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