Anche se il cambiamento climatico è conclamato, non si può né si deve gridare al record ogni volta che c'è un'ondata di calore, un esercizio sbagliato oltre che dannoso. È il caso di quanto accaduto negli ultimi giorni in India dove una stazione meteo posizionata nella periferia di Delhi ha segnato quasi 53°C all'ombra (52,9°C per l'esattezza). Ansioso di comunicare un valore mai registrato prima, l'ufficio meteorologico indiano ha fatto uno scivolone importante smentendo quel numero, comunicato in un primo momento come ufficiale, perché ottenuto da un sensore difettoso. Ha fatto molto caldo, sì, ma senza nessun record.
I criteri per registrare le temperature
Quanto accaduto in India ha avuto notevole eco mediatica ma soprattutto ha posto vari interrogativi su quali siano i veri criteri e i corretti strumenti per registrare le temperature senza errori. Innanzitutto, l'organo mondiale che si occupa di verificare ed eventualmente certificare record termici è l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm) delle Nazioni Unite: la sua sede è Ginevra e si occupa di verificare "lo stato e il comportamento dell'atmosfera terrestre, la sua interazione con gli oceani, il clima che produce e la conseguente distribuzione delle risorse idriche", spiegano gli esperti. Può essere banale ma va sottolineato per non commettere errori: non sono da prendere come oro colato i termometri presenti nelle auto o all'esterno di negozi (vedi farmacie) che certamente non rientrano tra quelli presi in considerazione dall'Omm per registrare i valori termici di un'area. Al massimo, in quei casi, si può fare una stima di quanto caldo o freddo faccia ma ci si deve fermare lì.
Quali sono gli step
Negli uffici svizzeri si trova un enorme archivio dove sono contenuiti le condizioni meteo e climatiche estreme del globo oltre ai vari dati che spaziono da temperature a umidità, dalla pressione atmosferica ai fenomeni quali piogge, grandine, fulmini e persino la mortalità legata agli eventi meteorologici. Prima di certificare se una data località abbia toccato un qualsiasi record sono necessari mesi, se non anni, per un controllo scientifico capillare ed efficiente frutto di numerosi step: in primo luogo si contatta il Paese interessato al quale vengono chieste spiegazioni sulla stazione meteo che ha registrato il presunto record per avere i primi dati gressi tra cui il tipo di centralina, la posizione esatta sul terreno, quale attrezzatura è stata utilizzata, come è stata calibrata e le effettive condizioni meteo in quel dato momento raccontate dall'esperienza umana.
Subito dopo ecco la seconda fase: raccolti questi dati la Commissione per la climatologia dell'Omm fa una prima analisi che passa dalle mani e dall'esperienza del prof. Randall Cerveny, relatore dell'organizzazione per le condizioni meteorologiche e climatiche estreme, direttore dell'archivio dei documenti e docente di Scienze Geografiche all'Università Statale dell'Arizona. A questo punto c'è la fase tre quando esperti internazionali (scienziati dell'atmosfera) esaminano i dati fornendo a Cerveny una visione completa e definitiva per la decisione finale.
Le fake news del passato
Nel lontano 2005 l'esperto fu sorpreso nel guardare i media americani mostrare in diretta la distruzione di New Orleans, causata dall'uragano Katrina, come il peggiore
di tutti i tempi (i morti furono 1.800). Per quanto fosse stato distruttivo non era corretto dare a milioni di persone quell'informazione: nel 1970, infatti, un ciclone tropicale uccise circa 300mila persone in Bangladesh.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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