Mentre prosegue la conta dei danni provocati dall'ondata improvvisa di maltempo che si è abbattuta sull'area dolomitica Veneta, raggiungendo anche Trentino Alto-Adige e Friuli-Venezia Giulia, cresce la paura che un fenomeno del genere possa ripetersi altrove con la medesima violenza.
Gli esperti hanno parlato di "downburst", ma in che cosa consiste esattamente questo fenomeno meteorologico e in quali condizioni può venire a verificarsi? Noto anche come "raffica discendente", esso si manifesta per l'appunto con forti raffiche di vento discensionali con moto orizzontale in uscita dal fronte avanzante del temporale. Il fenomeno, spesso associato a manifestazioni temporalesche di una certa intensità, si contraddistingue per folate che possono raggiungere e spesso e volentieri superare i 100 km/h di velocità.
Stando a quanto spiegato dagli esperti di Gea Ets, si tratta di una manifestazione meteorologica un tempo limitata alle zone subtropicali, ma che al giorno d'oggi ha preso piede anche nel bacino del Mediterraneo, spesso e volentieri in associazione a forti fenomeni temporaleschi. Il downburst si verifica quando la corrente discensionale ("downdraft") risulta molto forte e raggiunge violentemente il suolo "schiantandosi" su di esso e producendo uno "scoppio" (in inglese, per l'appunto "burst"), con un'accelerazione elevata dovuta a pioggia o grandine: l'impatto con il terreno crea spesso un vortice rotante con asse orizzontale. Dal momento che il flusso d'aria in entrata, cioè quello che si dirige verso la perturbazione ("inflow") viene a scorrere accanto a quello in uscita da essa che alimenta il downburst ("outflow"), all'interno del medesimo vortice ortiginatosi possono convivere campi di vento di velocità particolarmente elevata molto vicini tra loro ma dotati di direzione opposta.
"Pioggia e grandine, fluendo verso il basso, trascinano dei volumi di aria che, all'impatto con il suolo, si espandono orizzontalmente a ventaglio", spiega all'Ansa il meteorologo Ampro Marco Rabito. "All'interno del comparto montano", puntualizza l'esperto analizzando quanto accaduto ieri, "tale fenomeno assume anche una variabile in più". Si tratta dell'effetto Venturi, "il restringimento delle sezioni indotto dai profili delle valli e dell'orografia del territorio.
Tale effetto induce un ulteriore aumento della pressione e della velocità del vento che fluisce dai temporali stessi". "Tali danni", conclude Rabito,"sono stati generati da un mix di fattori, tra cui anche quello prettamente orografico del comparto montano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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