Il metodo Santoro? Una zuppa riscaldata (ma stavolta è gratis)

Dunque, ci sono nuove posate per sorbirla, ma la zuppa è sempre quella. Perché, sarà pure trasmessa con un metodo innovativo e alternativo, ma la trasmissione di Santoro resta vecchia nel contenuto. Che è sempre quello: Berlusconi, le sue notti hard, la sua incapacità di governare il paese, Scilipoti e i «venduti», i tentativi di corruzione dei parlamentari per impedire il crollo della maggioranza, casa Scajola, i giovani senza futuro e via scandalizzando. Però, rispetto ad Annozero di Raidue, mescolati tutti insieme, all’ennesima potenza. Insomma, una «summa», un Bignami in pochi minuti di tutte le malefatte di cui è accusato il premier e i suoi colleghi. Però almeno è gratis, non la pagano forzatamente tutti con il canone, anzi la paga solo chi vuole: con dieci euro.
Certo, la crisi finanziaria e l’impasse del governo è materia all’ordine del giorno, anzi è incubo quotidiano, e dunque al debutto del nuovo talk, Serviziopubblico, in onda sul network di tv locali, web e Sky, non si poteva non affrontare l’argomento. Però, per esempio, c’era bisogno di rivangare le bravate arcoriane? Le abbiamo lette, viste, sentite in tutte le salse, ne conosciamo i minimi particolari: eppure, Santoro, non ha potuto fare a meno di tornarci sopra. Come non ha evitato di ricordare il suo martirio (ribadendo di non sentirsi affatto un martire), la cacciata dalla Rai di un programma che «funzionava benissimo» e la luminosa chiamata alle armi di centomila persone che hanno sostenuto il progetto insieme alle reti private. Il tutto, per non dimenticare che l’informazione è libera, ma monotematica. E per ribadire il concetto il giornalista aveva in studio gli «scassatori» De Magistris, sindaco di Napoli e Diego Della Valle, che certo non si sono tirati indietro nel denigrare la situazione italiana, all’unisono con i giornalisti del Corriere Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo impegnati a raccontare le malefatte (spesso e volentieri tremende) della Casta, oltre ovviamente a Vauro e Marco Travaglio (che non ha mancato di prendersela con uno dei suoi bersagli preferiti: il direttore del Giornale Sallusti) che si sono presi tutto lo spazio loro negato ad Annozero. Insomma, se c’è una cosa nuova in questo show, eccola: la mancanza del controcanto, della par condicio, quella tanto invocata dai vertici Rai e mal sopportata da Santoro. Almeno, non ci siamo sorbiti quei noiosissimi finti scontri che ammorbano quasi tutti i talk politici. Unica voce dei «cattivi»: Valter Lavitola, il faccendiere amico del premier, così tanto latitante da collegarsi facilmente con qualunque trasmissione in Italia.
Per il resto lo show di Santoro è stato più teatrale che mai: lui si è mosso da attore consumato in uno studio enorme a Cinecittà con tanto di gru e impalcature stile operaio. Come spalla è apparsa Luisella Costamagna, l’unica martire che non ha avuto l’onore di essere adottata dalla sinistra, cacciata da La7 per fare posto a Nicola Porro e a sua volta responsabile del ridimensionamento del ruolo di Giulia Innocenzi, che da co-protagonista ad Annozero, si è ritrovata a regolare il dibattito in streaming su Facebook.

Stamani i dati Auditel decreteranno se tutto questo avrà portato l’effetto tanto anelato da Santoro: creare un circuito televisivo antagonista che possa definirsi il più «libero di tutti» e capace di trasformarsi, oltre che in grande accusatore della casta, anche in soggetto politico: la soglia minima di successo è il milione e mezzo-due milioni di spettatori.

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