Mettiamoci il traffico sotto i piedi

Improvvisamente si torna a parlare di una Milano sotterranea, della possibilità di creare tunnel, a finanziamento privato, e quindi poi a pagamento nell'uso, per snellire il traffico di superficie e nello stesso tempo permettere agli automobilisti di scegliere direttrici di traffico più consone alle proprie necessità di spostamento. L'ex sindaco Albertini ne fece una delle bandiere tra i famosi «Cento Progetti», quella di un'arteria sotto i Bastioni, con trentaquattro chilometri di tunnel e la possibilità di ospitare lungo il percorso anche box e merci varie. Poi oggi il tunnel tra viale Zara e il piazzale Kennedy, questa volta ben di un miliardo più a buon mercato del primo. Sono operazioni che entusiasmano più di una persona, sia a livello pubblico che a livello privato, e che nello stesso tempo meritano più di una meditazione. Ricordiamoci che quando fu inaugurata la Tangenziale Ovest ,la stampa ospitò molti interventi di tecnici che si domandavano se sarebbe stata davvero così, come oggi ci si arriva a domandare se è giusto interrare il traffico che poi fatalmente dovrà tornare il superficie. Di certo tunnel e sottopassi esistono e funzionano con successo nelle grandi città europee, americane ed asiatiche, ma quello che sconcerta il cittadino di Milano sono le previsioni dei tempi di realizzazione e dei costi. Si parla di tempi tra i sette e gli undici anni.

È bene allora ricordare le previsioni fatte per le tre reti metropolitane: furono poi realizzate nella loro completezza ciascuna in più di venti anni, con costi che nessuno è stato mai capace di calcolare. Se poi le auto a Roma crescono di tre unità al giorno, a Milano non certo di meno, cosa succederà tra venti anni al traffico milanese? I famosi tunnel che ruolo avranno? È la strada più giusta?

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