Altro corteo, pericolo violenti. E c'è la paura di nuovi focolai

Quindicesimo sabato di proteste dell'area "No vax". Si temono disagi e contagi, dopo l'allarme di Trieste

Altro corteo, pericolo violenti. E c'è la paura di nuovi focolai

È ancora un giorno di rischi e tensioni, questo sabato italiano (e milanese) che ospita il quindicesimo corteo consecutivo del movimento No Green pass-No vax. Protagonista della protesta sarà un magma politicamente misto e acefalo, esagitato, ostentatamente refrattario a ogni precauzione, dalle mascherine a un minimo di distanziamento. E il primo rischio cui si va incontro oggi - quasi una certezza - sono ancora una volta i disagi. Molti milanesi «normali», probabilmente dovranno patire problemi, ritardi e danni di tipo economico e non solo. Negozianti, pendolari, utenti del trasporto pubblico, ma anche famiglie. Le prime vittime di questa reiterata protesta sono milanesi qualunque, che vorrebbero un fine settimana normale fra shopping, commissioni e passeggiate. Tutti vorrebbero un normale week end di ripresa economica dopo molti sacrifici e incognite (per molti commercianti il sabato vale un terzo dell'incasso settimanale). E temono il caos.

Ecco, il secondo pericolo che si intravede è quello di azioni aggressive, portate magari da elementi estremisti, frange che - vaccini o no - vogliono solo acquisire visibilità per destabilizzare o «sfasciare». Il clima negli ultimi giorni è stato teso, fino al culmine delle minacce indirizzate al sindaco Beppe Sala.

Stavolta - l'ha reso noto ieri la Questura - il percorso del corteo è stato concordato tra organizzatori e forze dell'ordine, e questo per una volta fa ben sperare. La mediazione su un percorso che garantisca visibilità ai manifestanti, contenendo i disagi, pare un segnale di ragionevolezza, e l'auspicio è che gli animi siano rasserenati. I partecipanti alle manifestazioni non sono moltissimi, in genere fra le 5mila e le 10mila unità, ma sono molto motivati, e spesso arrivano da altre città per dare man forte ai gruppi locali. Oggi per esempio sarà in piazza Duomo a Milano anche Stefano Puzzer, il portuale ormai ex portavoce della protesta di Trieste.

Proprio Trieste è un esempio eloquente del terzo rischio cui va incontro la protesta milanese, come le altre: il rischio sanitario. È evidente cosa possa significare una moltitudine di persone non vaccinate, impegnata a contestare le regole quella che considerano una «dittatura sanitaria». Non è un caso che il focolaio più importante nei giorni scorsi sia stato Trieste, e abbia tratto origine dalle manifestazioni di protesta contro il Green pass. Il vicegovernatore del Friuli Venezia-Giulia, Riccardo Riccardi, ha fatto sapere come la task force regionale sia al lavoro sull'analisi del contagio dopo le proteste che gravitavano intorno al porto. Riccardi ha parlato di 70 casi. «Stiamo assistendo - ha detto - a un andamento di crescita generale dell'epidemia, soprattutto a Trieste, in modo esponenziale». E l'epidemiologo che guida la task force Fabio Barbone, ha spiegato: «Si sono tenute manifestazioni cui hanno partecipato persone dichiaratamente non vaccinate. Si tratta del focolaio più importante attivo in questo momento in Friuli Venezia Giulia». Due giorni fa si contavano otto portuali contagiati.

Un risultato, insomma, i moti di Trieste lo hanno ottenuto. Un pessimo risultato: l'impennata dei contagi da Covid. La positività ai tamponi ieri è schizzata al 4,11%, l'incidenza a 267 casi (la più alta da aprile e la maggiore d'Italia dal giorno del blocco).

Ieri, per far fronte all'aumento di accessi al pronto soccorso, ha dovuto riaprire un reparto Covid dell'ospedale Maggiore, e non è bastato a soddisfare le richieste: nella mattinata si è formata una lista d'attesa di una decina di persone. Una situazione che ha portato il prefetto Valerio Valenti a ipotizzare una futura «zona gialla». Dio non voglia che qualcosa del genere possa accadere anche a Milano.

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