Baby Gang interrogato. "Cercarono di rapinarmi. La pistola? È per difesa"

Il trapper davanti al gip: "I senegalesi quella notte di luglio volevano strapparmi le collane d'oro"

Baby Gang interrogato. "Cercarono di rapinarmi. La pistola? È per difesa"

Altissimo e magro, andatura dinoccolata, tuta del Milan addosso, faccia da duro, atteggiamento tutt'altro che remissivo. Il 21enne Baby Gang, all'anagrafe Zaccaria Mouhib, incarna sotto tutti gli aspetti il trapper che tutti si aspettavano di vedere arrivare ieri pomeriggio in Procura dove è stato sentito dal gip Guido Salvini sui fatti della notte tra il 3 e il 4 luglio in corso Como. Quando, in un vero e proprio agguato tra trapper, a farne le spese sono stati due degli undici arrestati giovedì scorso dalla squadra mobile e dai carabinieri della compagnia Duomo di Milano, ovvero i 27enni Mbaye Ndiaye e Alassane Pathe Mbaye, 27enni di origini senegalesi (legati al trapper dell'opposta «fazione», Baby Touché, non toccato dall'inchiesta) e che in quell'occasione vennero gambizzati.

Anche Zaccaria, come qualche giorno fa il suo sodale Simba La Rue, pur ammettendo la sua partecipazione all'assalto, si mantiene tenacemente legato a una versione dei fatti di natura difensiva. Spiegando al giudice, in un'ora di interrogatorio, che quella notte tutto nacque quando i due senegalesi, usciti da un locale di via de Toqueville, cercarono di strappargli dal collo le sue collane d'oro. «La rissa è iniziata per colpa loro» avrebbe asserito il trapper. E la pistola trovata e sequestrata a Sesto San Giovanni in un appartamento, sotto il cuscino del suo letto, che quella notte Baby Gang aveva con sé e che poi è stata utilizzata da un suo amico per ferire alla gambe i due ragazzi senegalesi? «Ho ricevuto molte minacce negli ultimi tempi, l'arma mi serve per difesa personale: ero armato perché mi sentivo in pericolo visto che avevano quasi ammazzato Simba» ha ribadito il trapper come aveva ammesso qualche giorno fa davanti al gip di Monza durante il processo per direttissima proprio per il possesso illecito dell' arma da fuoco. Il riferimento è l'agguato subito il 16 giugno dall'amico e collega nella Bergamasca nell'ambito della faida di quest'ultimo con il gruppo rivale di Baby Touché.

Baby Gang ha infine escluso categoricamente di aver rapinato una delle due vittime della gambizzazione come invece gli viene contestato in concorso con gli altri dal pm Francesca Crupi. Nelle pause dell'interrogatorio, conversando con il giudice Salvini e in riferimento alle intercettazioni, Zaccaria si è giustificato dicendo di non essersi voluto vantare di certe imprese ma piuttosto di considerarsi un esempio positivo, di qualcuno che, raggiunto il successo, nonostante il proprio passato burrascoso, comunque ce l'ha fatta. Naturalmente il gip ha confermato per lui la custodia cautelare in carcere e lo ha rispedito in cella.

In mattinata anche Mounir Chakib, detto «Malippa», aveva mantenuto la stessa linea difensiva.

Il 24enne, difeso dallo stesso avvocato di Baby Gang, Niccolò Vecchioni, ha ammesso di aver partecipato alla violenta lite con i due senegalesi poi feriti alle gambe, Sottolineando però che erano stati loro a iniziare il tutto. In particolare, sparando per primi, seppur con una scacciacani.

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