Con Jannacci cinque poesie a cielo aperto

La cultura è il cuore della Zona, come i due grandi cuori rossi dipinti dall'artista di murales Millo sulle mura di vecchi edifici

Con Jannacci cinque poesie a cielo aperto

Stamattina la Zona 4 si è svegliata più attiva dopo la festa di ieri sera. Ha celebrato il primo anno di vita del «Giardino delle culture». La cultura è il cuore della Zona, come i due grandi cuori rossi dipinti dall'artista di murales Millo sulle mura di vecchi edifici. Da dodici mesi il gruppo di persone, che lavora intorno a un giardino di idee, ha trasformato una vecchia discarica in via Morosini in una piazza di vita artistica e «diportuale», si potrebbe dire con un neologismo che sarebbe piaciuto a Enzo Jannacci. Da «diporto», un'espressione in cui l'impegno intellettuale senza tempo sfocia in una funzione sociale aperta, ovvero quell'andare a tempo che la cultura dovrebbe avere sempre per togliere dalla solitudine l'essere umano. Quattro: numero della pazzia. Jannacci provò la sofferenza dell'isolamento e della follia, risolta attraverso la lucidità del genio. Pianista, interprete dalla voce stralunata, leggermente stonata, e per questo umana. Si commuoveva per la purezza del cuore altrui: non aveva paura dell'amore. Questo uomo la Zona 4 ha immortalato nel percorso a lui dedicato grazie a quattro targhe. Su ognuna di esse brillano i versi di Enzo e irradiano le mura dipinte con i piccoli miti dell'esistere.

«Vivere senza malinconia...» cantava questo Savonarola metropolitano in una città dove la fiera malinconia sbuca a ogni angolo e s'accoppia con un romanticismo nordico.

«Entro maggio avremo la quinta targa in piazzale Susa» dice Rossella Traversa, presidente della Commissione cultura del consiglio di Zona, che proprio oggi, come tutti gli altri, scade in attesa delle nuove elezioni. Il «Percorso Jannacci» diventerà un mezzo decalogo a cielo aperto perché «l'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque» disse Enzo.

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