Il business delle coop: "Se ci fanno le pulci... andiamo tutti in galera"

Le indagini su chi gestiva i centri nel mirino tra traffici, truffe e la paura di essere scoperti

Foto di repertorio
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«Perché se qualcuno si mette a controllare, ci fa le pulci come fanno a Lodi siamo rovinati: io non ho un giustificativo, non ho uno psicologo che mi ha fatto fattura, niente». Era preoccupata Letizia Barreca, consigliera di Area Solidale, e legale rappresentante di Volontari senza frontiere, due delle coop coinvolte nel business dell'accoglienza sgominato dalla guardia di finanza e dalla procura di Milano con una maxi indagine conclusa martedì. Sapeva che quello che stava facendo era totalmente irregolare, anzi di più, sapeva che non ci sarebbe stato scampo: «Se ci fanno la verifica fiscale io sono nella m...» e ne parlava al telefono, temendo quello che poi sarebbe avvenuto e che la sua interlocutrice, Katia Pinto (anche lei ai domiciliari) le paventava: «Guarda che se fanno un controllo incrociato andiamo tutti in galera, questa volta».

In galera Barreca e Pinto non sono finite, ma ai domiciliari sì: l'unica in carcere (delle 11 misure cautelari disposte) è infatti la «domina» delle onlus dell'accoglienza tra Milano, Lodi e Pavia, Daniela Giaconi. Lei muoveva come pedine le cooperative che beneficiavano dei fondi pubblici in mano alle prefetture per gestire quella che tra il 2014 e il 2017 fu l'emergenza sbarchi.

In particolare, secondo il gip, Carlo De Marchi, che ha accolto le accuse formulate da Ilda Boccassini e Gianluca Prisco, Barreca ha fornito un «rilevantissimo apporto all'associazione a delinquere» di cui Giaconi è considerata al vertice. La 53enne teneva i rapporti con i funzionari, faceva da prestanome, ed era consapevole delle operazioni commerciali fittizie. Da un lato ammetteva che «i giri di soldi li sa solo lei», ovvero Giaconi, ma dall'altro sapeva dei giroconti delle onlus a società immobiliari come la Simul.

L'avidità della Giaconi era diventata tale che i prelievi erano cresciuti esponenzialmente: «prima 10mila, poi 20mila, si lamentava una collaboratrice, fino all'esigenza di portare 130mila euro in Spagna», altra terra di approdi appetibile per i suoi affari.

La Spagna è nominata in un'intercettazione da Sandra Ariota, presunta collaboratrice della numero uno dell'organizzazione, talmente addentro alle questioni della fabbrica di onlus da aver inserito sua figlia (ora all'obbligo di firma) tra i legali rappresentanti della Milano Solidale (la più grossa, con oltre 4 milioni di fondi intascati). Quest'ultima ammetteva: «Mi sono sempre arrivati i soldi, tutti i mesi, non sono mai rimasta senza. Qualcuno, però, nel corso del tempo in cui sono andate avanti le intercettazioni aveva provato a sfilarsi: è il commercialista della Volontari senza frontiere.

Nelle carte si evince che era intenzionato a lasciare la gestione «perché troppo incasinata», ma ancora una volta è proprio la Barreca ad ammettere: «Lui mi ha detto che è un casino allucinante e che anche lui non sa dove mettere le mani», mentre le consigliava: «Io ti consiglio di scappare il più lontano possibile, allontanati da lei (Giaconi, ndr.) non c'è alternativa».

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