«Non cerchiamo nomi noti, famosi, cantanti e ballerine, lavoriamo a una squadra e c'è la figura di un imprenditore, legato al sociale, docente universitario, con una bella famiglia». Matteo Salvini traccia l'identikit del candidato che ormai starebbe prendendo quota a Milano, ieri lo avrebbe condiviso ad Arcore con Silvio Berlusconi, si attende il confronto con la leader Fdi Giorgia Meloni ma «è questione di ore» assicura Salvini. «Ho incontrato tre persone convinte, positive, vogliose di fare il sindaco - premette ieri in mattinata -. Io presento sempre tutti i dati negativi, ti pagano poco, ti indagano tanto, telefono acceso h24 e Milano non è solo Galleria Vittorio Emanuele, perchè Sala di quello di occupa. Ma mi hanno detto sì, ci sono, quindi vediamo di mettere insieme la squadra di 4/5 persone e la presentiamo all'inizio della prossima settimana». Matteo Salvini è in vena. Le frecciate degli avversarsi dopo l'ultimo nome papabile sfumato, quello del manager Oscar di Montigny, non sembrano avergli tolto la carica e, al Palazzo delle Stelline per un incontro con le partite Iva prima e un confronto di mezz'ora a porte chiuse con consiglieri e parlamentari milanesi della Lega dopo, lascia già intendere che l'imprenditore lo convince. Chiude con toni secchi invece l'ipotesi del candidato politico, Maurizio Lupi: «Sarà un nome della società civile. Abbiamo detto che non candidiamo parlamentari in carica, neanche se sono stimabili, amici, con cui ho condiviso anni e anni in consiglio comunale». Ribadisce di avere «in testa la squadra al 90%, compreso il sindaco». E nonostante i veti di Fdi insiste sull'ex sindaco Gabriele Albertini in ticket con il candidato, «dal mio punto di vista se lui vorrà sarebbe un perno fondamentale». Dei 4/5 nomi, ha chiarito ai leghisti nell'incontro riservato per dare gas alla campagna, ha precisato che non tutti, Albertini a parte, avranno ruoli in giunta, saranno dei testimonial o potrebbero avere ruoli nelle partecipate in caso di vittoria. Tra loro potrebbero esserci papabili già usciti, da Annarosa Racca a Roberto Rasia, Fabio Minoli, Riccardo Ruggiero, e new entry. A un colonnello leghista arriva in diretta un messaggio del coordinatore di Nci Alessandro Colucci che pone il veto su Albertini e minaccia di non sostenere il candidato. «Colucci chi? Non dormirò la notte» la battuta di Salvini, anche se avrebbe aggiunto subito che «troveremo un accordo». Ai suoi ha ribadito che «si può e si deve vincere». Salvini sarà capolista, dopo di lui l'eurodeputata Silvia Sardone e il consigliere regionale Gianmarco Senna. Per scherzo immaginato il ferragosto all'Idroscalo invece che a Pontida («il zanzara day»). Salvini tuona contro Sala: «Milano si è fermata, le liti hanno bloccato anche un progetto come il nuovo San Siro che vale un miliardo e migliaia di posti di lavoro». La giunta non voterà l'interesse pubblico entro fine mandato.
«Siamo già avanti senza nome, un uscente dovrebbe avere il 70%, se fossi in Sala mi preoccuperei». Lui ribatte: «Da mesi ogni nome proposto è vicino a me o in vantaggio e poi nessuno si candida, forse Salvini saprà qualcosa che non so».
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