Il capolavoro di Schubert per "viaggiare" alla Scala nella stagione del balletto

"Winterreise" secondo il coreografo Preljocaj Dodici danzatori per il "giardino d'inverno"

Il capolavoro di Schubert per "viaggiare" alla Scala nella stagione del balletto

Viaggio verso l'ignoto sulle due punte. Il romantico Franz Schubert e i suoi lieder. E la mente va al ciclo «Winterreise» dell'autore viennese dell'Ottocento. Capolavoro che mette al centro l'anima in un viaggio d'inverno - soprattutto interiore - ora «adottato» per la creazione di un balletto dall'omonimo titolo, in scena alla Scala in prima assoluta giovedì con repliche fino al 9 marzo. Dopo lo «Schiaccianoci» entra ancora più nel vivo la stagione del balletto. Un cartellone che fa incursioni nel tradizionale, vedi spettacoli come «Giselle» (dal 17 settembre all'8 ottobre) e «Onegin» (dal 24 ottobre al 10 novembre) poi ancor prima le novità: «Woolf Works» (dal 7 al 20 aprile).

«Era molto tempo che pensavo di affrontare l'opera schubertiana - così in un'affollata conferenza il coreografo e regista Angelin Preljocaj - Quando col direttore della compagnia scaligera Frédéric Olivieri abbiamo discusso sulla possibilità di una creazione ho pensato che fosse il momento di iniziare questa avventura». Musica da camera per balletto, e il risultato è una sorta di intimità fra i vari elementi, ovvero i musicisti, i danzatori (il corpo di ballo del Piermarini stesso), il pubblico. Una sorta di triangolo magico. Nomi di peso sulla scena, ecco la voce «lirico-narrante», il basso-baritono Thomas Tatzl, accompagnato dal pianista James Vaughan.

«Un viaggio d'inverno che assomiglia a quello della vita - continua l'artista - Lo immagino come un giardino d'inverno, un luogo in cui è presente l'inverno ma anche il germe delle altre stagioni, quasi un laboratorio sperimentale della vita». La scenografia è stata curata da Constance Guisset, il design delle luci è di Èric Soyer. La struttura e il concetto di tempo. Una visione aperta, non un protagonista ma dodici danzatori, «che creano qualcosa che ha a che fare con qualcosa di femminile - approfondisce Preljocaj - le sfaccettature di un diamante». E ancora. Per questo spettacolo «ho pensato a uno spazio ovattato» afferma la scenografa Guisset, ventiquattro momenti diversi in un tempo che verrà vissuto dallo spettatore come «veloce», certamente non statico. Di segno diverso rispetto al lavoro schubertiano cameristico dove le lancette dell'orologio girano in una dimensione quasi ultra terrena senza età. Un precedente.

La proposta arriva dopo l'esecuzione, sempre alla Scala, del ciclo affidato alla grande voce del baritono Christian Gerhaher.

Un concerto che ha affascinato il pubblico scaligero, con musiche - liriche di Wilhelm Muller - che adesso torna in forma di balletto. Una scommessa già vinta sulla carta con un'anteprima a favore della Fondazione Francesca Rava-Nph Italia Onlus per l'ospedale pediatrico di Saint Damien in Haiti.

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