«Il momento del crush in Lombardia non è lontano, abbiamo bisogno che la curva dei contagi scenda il prima possibile» e per questo «servono provvedimenti forti. Rallentare, non fermare il cuore del Paese». L'appello dell'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, che più di tutti ha il polso dell'«emergenza Coronavirus» in Lombardia, alla fine è stato raccolto. Il governo ha temporeggiato per un'intera giornata ma verso sera, quasi intorno alle 22, ha dato l'ok a una serrata (non totale ma quasi) della regione più produttiva d'Italia e ha esteso la linea al resto d'Italia. Chiusi dunque ristoranti e bar (tutto il giorno e non più dalle 18), negozi, mercati, tutti i centri commerciali, gli esercizi commerciali presenti al loro interno e i reparti di vendita di beni non di prima necessità. Stop alle attività artigianali di servizio (parrucchieri, estetisti ecc) ad eccezione dei servizi emergenziali e di urgenza. Garantiti i servizi di pubblica utilità come negozi di alimentari, farmacie e parafarmacie, le edicole, banche, uffici postali. Confindustria aveva alzato gli scudi contro lo stop totale della produzione e si è trovato un compromesso: le aziende che non possono sospendere l'attività dovranno chiudere le mense e dotare i dipendenti di misure di protezione (anche se i sindacati avvertono che c'è rischio di scioperi o astensioni). I trasporti pubblici non vengono bloccati ma ridotti in base alle necessità, e per il servizio Atm significa da venerdì un graduale calo delle frequenze del 40%, in pratica l'orario festivo durante tutti i giorni della settimana fino al 3 aprile.
Il governatore Attilio Fontana in mattinata aveva consultato i sindaci dei dodici Comuni capoluogo per fare quadrato mentre era in corso il Consiglio dei ministri. Al termine il premier Giuseppe Conte ha dichiarato tiepidamente che «non c'è nessuna chiusura verso misure più restrittive in Lombardia e altre regioni, siamo in attesa di ricevere le richieste». É partita subito in direzione Roma la lettera dettagliata della Regione e, più tardi, una seconda a integrazione dei dubbi ancora in sospeso. «Una stretta significativa delle misure ma non una vera e propria serrata» ha precisato Fontana. Tant'è, a Milano l'atmosfera si assaporava già ieri mattina, prima che scattassero i divieti, da via Solferino a corso Garibaldi e tante strade del centro i titolari di negozi e ristoranti si erano autoimposti la chiusura causa virus. Serrande abbassate allo storico ristorante «Rigolo» in largo Treves, alla pasticceria di Iginio Massari a due passi dal Duomo o da Trussardi in piazza Scala.
«Ha prevalso il buonsenso. Il Coronavirus si può contrastare solo con misure rigorose. Sono certo che non solo i lombardi, ma tutti gli italiani, valuteranno positivamente questo provvedimento. Con la consapevolezza che i sacrifici di oggi sono necessari per ripartire più forti domani» ha commentato Fontana in seguito al via libera del premier.
Per compensare il 40% in meno dei mezzi pubblici il sindaco Beppe Sala ha deciso (finalmente) di spegnere le telecamere di Area B e C, una richiesta che il centrodestra sollecitava da inizio emergenza. «Dispiace che la decisione sia arrivata solo ora - puntualizza il consigliere comunale di Forza Italia Gianluca Comazzi - ma come si dice in questi casi, meglio tardi che mai». Trenord già da ieri ha ridotto invece il servizio del Malpensa Express: vista la riduzione dei voli per emergenza sanitaria il collegamento tra Cadorna e l'hub è sospeso, sarà effettuato solo tra Centrale e Malpensa con una corsa ogni 30 minuti per direzione. I treni in direzione aeroporto partono a minuto 25 e 55 di ogni ora fino alle 19.55. A partire dalle 20.25 circola un treno ogni ora, fino alle 23.25. Ma si preannuncia un ulteriore calo delle percorrenze.
Il Comune ha fatto sapere invece che il elenco delle sedi anagrafiche chiuse al pubblico fino al 3 aprile si è allungato a sei, rimarranno off limits gli sportelli di via Sansovino, via Oglio, via Boifava, piazza Stovani, via Quarenghi e via Passerini. Anche il presidente di Ance aveva Luca Guffanti aveva dato la disponibilità delle imprese di costruzione lombarde a sospendere le attività, un settore con 300mila addetti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.