In coda per imparare come trovare lavoro nella Ue

In coda per imparare come trovare lavoro nella Ue

«C'è voglia di Europa nei giovani. Lavorare all'estero è un'opportunità che oggi molti dovrebbero prendere seriamente in considerazione. Uscire dall'Italia significa spesso ritornarci con una marcia in più. Le varie istituzioni europee, Parlamento, Consiglio, Bei, Bce, Mediatore europeo, Corte di Giustizia, solo per citarne alcune, offrono spesso stage e tirocini che possono diventare un'occasione di ingresso nel mondo del lavoro, E un'esperienza del genere può costituire un biglietto da visita da spendere poi sul territorio nazionale. Per chi ha un'idea come imprenditore l'Ue mette poi a disposizione dei bandi, anche se non è facile vincere visto che la concorrenza è ampia».
Lo ha affermato l'europarlamentare Lara Comi (Pdl) che ieri mattina, presso gli uffici di rappresentanza del Parlamento Europeo, in corso Magenta, ha tenuto il primo incontro formativo e interattivo rivolto ai giovani per aiutarli a conoscere le opportunità di occupazione che offre l'Europa. Erano presenti Valentina Aprea, assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, il direttore generale dell'assessorato al Lavoro, Gianni Bocchieri, manager di risorse umane di importanti aziende internazionali ed esperti di formazione. Il percorso toccherà prossimamente diverse città di Lombardia, Piemonte e Liguria. «Abbiamo ricevuto più di duecento richieste – ha spiegato Comi – ma per esigenze logistiche abbiamo potuto accogliere solo una sessantina di persone. Molti di loro sono universitari o neolaureati e taluni vantano già un'esperienza all'estero, ma non mancano anche meno giovani. Certo non esistono solo le istituzioni Ue e da questo punto di vista stiamo lavorando al Parlamento affinché l'Europa sia un grande spazio dove ci sia piena libertà di studio e lavoro.

Solo pochi giorni fa la plenaria ha dato il via libera alla direttiva sul mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali.In Europa si contano circa 800 professioni regolamentate ma oggi solo 7 sono automaticamente riconosciute in tutti i Paesi membri».

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