Un presidio fisso per contro la «malamovida». Una presenza di forze dell'ordine o di agenti polizia municipale, o comunque di divise, in grado di esercitare una deterrenza sulle bande dedite a risse, rapine e accoltellamenti, eventi si sono registrati sempre più spesso a Milano nelle ultime settimane.
I gestori di locali ci tengono a precisare, giustamente, che fatti del genere non c'entrano niente col divertimento e ormai si possono tranquillamente riconoscere come comune delinquenza, che usa la movida come un pretesto per sfogare malamente rabbia, frustrazioni ed alterazioni da alcol e droghe.
Una ricerca del ministero dell'Interno («I Minori nel periodo del Covid») è stata citata ieri dall'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato e certifica che Milano, nel periodo gennaio-agosto 2021, è stata la città con il maggior numero di minori denunciati o arrestati: ben 1442 contro i 1.214 della Capitale. «Numeri spaventosi - ha detto - che, se pensiamo al fatto che Roma ha più del doppio dei residenti di Milano, danno l'idea di quanto la gravità del dato sia eclatante».
La situazione a Milano è rapidamente degenerata, soprattutto in alcune ore e in alcune zone della città, ed è chiaro che i locali, notturni o meno sono i primi a essere danneggiati da questo degrado, e cercano soluzioni che tutelino gli affari - già messi a dura prova da due anni di Covid - e i loro normali clienti, spesso le prime vittime di violenze indistinte e dilaganti.
Interpellato dal «Giornale», il presidente di Confesercenti Milano Andrea Painini ragiona sull'emergenza, e avanza la sua proposta. «Sul tema della prevenzione e della repressione della cosiddetta malamovida - riflette - si sono sperimentate e si stanno sperimentando molte strade che vanno da approcci più soft, come l'utilizzo di educatori e animatori che stanno sulle vie di maggiore interesse, all'utilizzo di steward privati da parte degli esercenti».
Secondo Painini, la «cura» che serve a Milano è un po' più forte: «Tirando le somme da quanto emerge dai fatti di cronaca - dice - credo che la soluzione più dura sia quella che possa pagare di più, ovvero un presidio che sia evidente e costante soprattutto nelle ore più critiche, quelle che vanno dalla mezzanotte in poi».
A quanto pare, per i gestori dei locali questo tema è cruciale. Due di loro, che hanno parlato con il Giornale martedì, hanno lamentato proprio questo: la percezione di isolamento. Nessuno mette in dubbio gli sforzi dei responsabili dell'ordine pubblico né i dati ufficiali sulle denunce - complessivamente in calo. In genere, però, gli addetti ai lavori tendono a distinguere fra ciò che viene «erogato» e ciò che è percepito, sia in termini di servizio sia in termini di sicurezza. È probabile, per esempio, che ci sia, e che venga anche avvertita, una certa presenza «in borghese», ma si osserva che questo tipo di attività è meno efficace come deterrente delle attività criminali.
E il fatto che questa presenza debba essere «costante ed evidente» corrisponde a un'esigenza di dissuasione, di «deterrenza». Ecco dunque quella che, per Painini, è la strada - molto lineare e pragmatica - che andrebbe seguita oggi a Milano.
«Le altre - spiega il presidente di Confesercenti - sono molto ideologiche e poco pratiche, anche perché il fenomeno è più forte e pervasivo di quanto si pensi, anche perché la cronaca ci racconta che non è un problemi di oggi, ma i problemi di corso Como e delle altre zona della cosiddetta movida risalgono a molti, molti anni fa».
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