Il Conservatorio per fiction "Così la classica arriva a tutti"

Stasera in onda un'altra puntata del serial televisivo Il direttore: «Fare musica? Bisogna impegnarsi anni»

Il Conservatorio per fiction "Così la classica arriva a tutti"

«La Compagnia del Cigno? Un'ottima occasione per far parlare di musica classica e di chi la studia e la suona con passione». Di buon ora, al mattino, al Conservatorio di Milano, il tema della fiction ambientata proprio al «Verdi» - che stasera prosegue con un nuovo appuntamento su RaiUno - come da quando è iniziata tiene banco, nelle aule e nei corridoi dell'istituto, pure in direzione e non solo. Il dirigente Cristina Frosini non si sottrae alle «osservazioni» arrivate da più parti, per esempio da alcuni (altri) conservatori che avrebbero preso addirittura «le distanze». Per ora un botta e risposta a suon di parole.

«La storia in tv? Funziona - attacca il direttore - non doveva essere un documentario e non lo è. Quando ci sono stati film analoghi che parlavano di medici o religiosi non ho visto né sentito proteste di categoria». Eppure da quando è cominciato il telefilm che racconta la vita dell'istituto musicale, anzi di alcuni allievi, nonostante l'audience da paura (milioni di spettatori), è scoppiato il putiferio. O quasi. Sui social per dirne una, con addetti ai lavori «delusi», iper-critiche sui personaggi, pure l'accusa di sprechi tipo «per quale motivo viene speso denaro per produzioni del genere quando i Conservatori hanno bisogno di cose concrete e subito». C'è chi replica dicendo che i «quattrini sono della Rai, magari», e che la tv pubblica ha scelto di impiegarli in questo modo, tra l'altro - risultati alla mano - con successo, e visto che non è un'opera pia, probabilmente in termini di incassi.

«Ci sono altri aspetti positivi - continua -. Il pubblico ascolta musica classica, anche se piccoli frammenti. E per la prima volta si parla di noi e si vede una Milano splendida». E pazienza se c'è qualche protagonista sopra le righe, magari «si poteva calcare meno la mano». Anche se qualche professore - soprattutto in passato - un po' eccentrico o con metodi discutibili c'è stato veramente. Come, nella vicenda de La Compagnia del Cigno, il problematico e scatenato maestro Marioni. Prima o poi si capirà perché fa così?

Ciò detto, «è una fotografia abbastanza veritiera quella che si vede nel serial - afferma Davide Gualtieri, docente di Esercitazioni corali - Questi ragazzi si sostengono a vicenda. Spesso, come nella realtà, magari hanno compreso che la musica è pure uno strumento che può portare a una sorta di fratellanza». Gualtieri è uno dei quei professori che conoscono da vicino le problematiche - segue lo Sportello-studenti - alcune di queste, a suo dire, sono ben rappresentate. «La ragazza che studia musica e contemporaneamente fa il liceo, fin troppo impegnata - racconta -; situazioni che si vedono abbastanza frequentemente». O allievi con problemi in famiglia e che a scuola hanno «bisogno di essere supportati». Già, proprio così: al di là dei Marioni di turno un po' romanzati e un po' no, ai docenti capita di dover essere una sorta di prolungamento della famiglia, al di fuori di essa. Del resto, si sa: tra allievo e prof si instaura un rapporto forte, anni e anni passati insieme in classe a sgobbare sullo strumento e sugli spartiti, il primo può diventare una guida. E in fondo al percorso scolastico c'è una scelta, da fare: dopo il diploma la professione del musicista oppure? Risponde Hildegard De Stefano, laureata in violino 110 e lode, nella fiction nel ruolo di Sara, musicista ipovedente dal carattere un po' «provocatorio». Fino a qualche tempo fa, oltre alla carriera musicale, pensava anche a Medicina, ma ora... «L'esperienza della Compagnia del Cigno è arrivata di colpo, imprevista. Questo ha cambiato i miei piani. Il violino ha avuto un ruolo importantissimo nella mia vita e continuerà ad averlo. Però ho scoperto questo nuovo mondo, bellissimo, della recitazione. Mi piacerebbe approfondire».

Come Hildegard, che per meglio interpretare il suo personaggio è andata persino all'istituto dei ciechi («mi hanno portata in giro bendata per farmi capire che cosa si prova», spiega), anche Caterina Dubini, ex liceo classico Parini e giovane asso del violino prossima al diploma, ha diversi sogni nel cassetto. Dice la sua sul serial e si interroga sull'avvenire: «Ho visto una parte di me in tutti i personaggi in tv. Che cosa voglio fare da grande? Sicuramente andare avanti con la musica, che è parte di me, ma anche iscrivermi all'università», quindi magari aprire strade differenti. Lei come altri, con l'idea di altri futuri.

«Quali prospettive professionali nella musica, tema difficile - chiude il direttore Cristina Frosini - Le risorse vengono tagliate e non solo quelle per mandare avanti i Conservatori, pure le orchestre. Purtroppo vediamo molti giovani, a cui chiediamo sacrifici per anni, andare all'estero». Questa è la vera nota dolente, non una fiction.

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