Dalai Lama, ora il Pdl chiede la testa di Pisapia

La figuraccia sulla cittadinanza onoraria negata fa esplodere rabbia e scontri interni. A sinistra volano accuse e insulti. Il Pdl attacca: "Pisapia si dimetta"

Dalai Lama, ora il Pdl chiede la testa di Pisapia

Il pasticciaccio brutto della cittadinanza ono­raria negata al Dalai Lama cresce di minuto in mi­nuto dopo il compromesso mal riuscito dell’invi­to a parlare in consiglio e il rinvio sine die della deli­bera. L’indignazione per il dietro front del sindaco ha raggiunto Bruxelles - «L’umiliazione arrecata da Pisapia alla nostra città può trovare una pur par­ziale compensazione soltanto con le dimissioni del sindaco» sostengono gli europarlamentari Pdl, Mario Mauro e Carlo Fidanza - oltre che Ro­ma- «un fatto politicamente grave per tutto il no­stro paese» per Matteo Mecacci (Pd) presidente dell’intergruppo parlamentare sul Tibet-coinvol­gendo tutte le forze politiche, anche interne alla maggioranza di Palazzo Marino. «Bisogna saper fare politica, altrimenti si rischiano degli scivolo­ni » il caustico commento del governatore Rober­to Formigoni.

Il Nobel per la Pace ha accettato l’invito e mart­e­dì si recherà a Palazzo Marino per un incontro con il sindaco alle 10,30 e la lectio magistralis in aula al­le 11.

All’indomani del suo intervento Pisapia cer­ca di riscrivere il film della diplomazia a suo favo­re: «Il Dalai Lama si è detto molto felice di visitare Milano, incontrare il sindaco e parlare in consi­glio. Sono molto felice e sono sicuro che sarà un di­scorso di altissimo livello civile e religioso, un messaggio importante per Milano e per tutto il paese. La mozione del consiglio sulla cittadinanza era stata sottoscritta da tutti, poi qualcuno ci ha ripensato. Senza unanimità il messaggio sarebbe stato negativo - cerca di ribaltare la frittata - per norma regolamentare il sindaco quasi sempre si rimette all’aula». Ma non è detto che il piano B, specifica Pisapia, quasi a sottolineare il peso delle pressioni subite, accontenti il Dragone: l’incontro ufficiale con il Nobel potrebbe essere letto come un «gesto di inimicizia», tanto quanto la naufragata cittadinanza. «Il rischio c’è, spero non ci sia, ma c’è», anche se «non ho elementi» per dire che l’obiettivo dell’eventuale ritorsione potrebbe essere Expo.

Responsabilità che la maggioranza, dopo il suo deciso intervento in aula, non si è sentita di assumersi, evidentemente. Si dice «sempre più incazzato con quei geni che hanno combinato questo pasticcio» Carlo Monguzzi del Pd. «Martedi il Dalai Lama viene in consiglio...ma non nascondiamo la stupidata che è stata fatta...dovevamo offrirgli la cittadinanza...». Così nella sinistra radicale è corsa a dichiarare la propria astensione: «Ieri, ci tengo a dirlo - scrive Luca Gibillini su facebook - io e altri 5 consiglieri (Mazzali, Ghezzi, Bocci, Bertolè con l’astensione di Gabbai), non abbiamo votato per il ritiro della delibera. Capisco le difficoltà e la pragmatica della giunta, ma non potevo in nessun modo votare il rinvio o il ritiro».

Guai a parlare di passi indietro con il sindaco: «Sicuramente abbiamo fatto grandi passi avanti», ha risposto ricordando l’incontro di martedì. «Ho sempre detto che noi «non accettiamo diktat da nessuno e che l’autonomia del sindaco è un’autonomia che guarda alla città». Una posizione, quella dell’autonomia, difficile da sostenere: «per ragioni di bottega Milano ha negato la cittadinanza», osserva Beppe Grillo nel suo blog. Non si attendere la risposta piccata del sindaco: «Grillo pensa di favorire i buoni rapporti tra i popoli del mondo mandando tutti a vaffa...io invece riceverò il Dalai Lama che parlerà nel nostro consiglio comunale. Io mi impegno coi fatti, da lui solo un bla bla...».
Così il radicale Marco Cappato, esponente della maggioranza: «Si sono accorti troppo tardi di non poter reggere il veto cinese...Magari se avessero subito optato per un intervento del Dalai Lama in Consiglio».

er il primo cittadino, sulla vicenda, «la posizione della Giunta è stata lineare. Noi lo abbiamo invitato e lui verrà a Palazzo Marino». Peccato che due giorni fa l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino sostenesse che «la cittadinanza andava data», salvo poi ingranare la retromarcia ieri pomeriggio: «Credo che la decisione che ci permetterà martedì di ricevere il Dalai Lama sia estremamente bella, significativa e unica».

Ancora più duro il titolare alla Cultura Stefano Boeri: «La Giunta di cui faccio parte ha scelto di essere piena espressione di questa ricchezza e ha saputo gestire argomenti delicati come il registro delle unioni civili in

concomitanza con la visita del Papa. Ma in queste ultime ore frenetiche, e questa è prima di tutto un'autocritica, abbiamo reagito in modo non convincente alle insistenze di un governo straniero. Ora è il momento di riflettere».

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