Due piazze, due bandiere e un'infinità di posizioni. La sinistra milanese si avvicina così alla mobilitazione sulla guerra: da una parte i «pacifisti», dall'altra i sostenitori dell'Ucraina. E per non sbagliare, il sindaco, Beppe Sala, starà alla larga da entrambe le manifestazioni. Troppa confusione, troppo alto il rischio di deludere gli uni o gli altri.
Oggi in piazza Scala sventoleranno i colori dell'arcobaleno, in quello che sarà un assaggio della marcia nazionale «per la pace» del 5 novembre a Roma. Nell'altro sit-in invece - del 5, ma a Milano - dominerà il giallo-blu della bandiera ucraina. In mezzo non mancheranno le sfumature e i distinguo, ma il punto di caduta sarà la posizione sull'invio di armi a Kiev.
La parola d'ordine che risuonerà oggi è «Tacciano subito le armi. Negoziato subito». La manifestazione è promossa da Cgil, Cisl, Uil, Acli, Arci, Anpi, Legambiente, Libera e Auser. E parteciperanno alcuni esponenti della maggioranza, come Enrico Fedrighini e Carlo Monguzzi, il primo consigliere della lista Sala, il secondo capogruppo dei Verdi. «Qualcosa di importante - ha scritto Fedrighini - inizia a prendere forma per costruire la pace, uscendo dalla logica e dal business della soluzione politica praticata con le armi». La posizione è quella tradizionale del pacifismo della sinistra di estrazione comunista, con una marcata diffidenza per la Nato.
Proprio per distinguersi da questa linea, sabato 5 a Milano andrà in scena la «contromanifestazione» lanciata dal Terzo polo e da Carlo Calenda: «In piazza a fianco dell'Ucraina per la pace e la libertà» si legge nel manifesto. La capogruppo dei «Riformisti» Giulia Pastorella, eletta deputata con «Azione», non usa giri di parole: «Mentre a Roma si manifesterà per chiedere il disarmo e la resa di fatto, consegnando l'Ucraina a Putin - dice - sabato 5 novembre scenderemo in piazza a Milano per ribadire il sostegno contro l'invasore russo. Non esiste pace senza libertà. Non esiste pace senza giustizia». Non dovrebbero esserci insegne di partito e il coordinatore di Azione Niccolò Carretta ha invitato gli esponenti di Pd, «Più Europa» e Fi. Di «Più Europa» qualcuno dovrebbe esserci. Intanto alla Camera è nato l'intergruppo «United for Ukraine-Italia», presentato dalla deputata milanese del Pd Lia Quartapelle e da Benedetto Della Vedova (segretario di Più Europa eletto a Milano centro). Fra gli obiettivi una missione a Kiev.
Anche le sigle dei partigiani sono divise. Al sit-in per l'Ucraina dovrebbe aderire la Fiap. Guidata da Luca Aniasi, nipote di Aldo Aniasi (sindaco negli anni Settanta, poi ministro) la Fiap è erede della tradizione resistenziale azionista e liberalsocialista, ed è l'unica associazione partigiana che fin dall'inizio si è schierata al fianco della resistenza ucraina. L'Anpi, invece, promuove con gli altri la manifestazione di oggi, anche se il presidente provinciale Cenati lo fa col consueto equilibrio: «Dobbiamo sempre distinguere aggressore e aggredito - spiega - io l'ho sempre fatto. La guerra è stata scatenata dalle mire imperialistiche della Russia di Putin e l'Ucraina sta reagendo con slancio e legittimamente a questa aggressione sanguinosa. Quel popolo invaso ha diritto di resistere, questo principio lo ha indicato chiaramente anche il presidente Mattarella: pace non vuol dire subire passivamente o cedere alla prepotenza.
D'altra parte bisogna anche tenere presente il rischio di una escalation nucleare. La speranza è che si faccia il possibile per arrivare a un negoziato, rilanciando il ruolo di Onu e Ue. Fondamentale sarebbe arrivare a una conferenza internazionale sulla pace».
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