Si continua a parlare di orologi. Preziosi esemplari da polso entrati nel mirino della microcriminalità come non mai negli ultimi tempi. Sì perché se mentre, fino a qualche anno fa, la rapina del «Rolex» (il brand preso come simbolo del lusso per eccellenza nel settore) sembrava retaggio praticamente esclusivo dei rapinatori trasfertisti partenopei e che venivano a Milano giusto per fare quello e poi se ne tornavano in Campania, ora in città le bande che si organizzano per scippare orologi, soprattutto a sbadati stranieri, sono ormai diverse e di diverse etnie, nordafricani in testa. E i predoni di questi orologi di lusso, che finora avevano colpito soprattutto nel pieno centro di Milano stavolta, pur mantenendo ben saldo il loro obiettivo, hanno scelto un'altra location, molto più periferica.
È sempre un Rolex del valore di 50mila euro quello strappato dal polso di un bosniaco di 32 anni che sabato pomeriggio si trovava nel cortile di casa sua, in via Ovada, in zona Famagosta-piazza Ohm, non proprio il salotto di Milano insomma. Giusto per sfatare il «mito» che ci siano luoghi sicuri tout court (ad esempio la propria casa, in un quartiere qualsiasi e a un orario qualunque?) i due malviventi che gli si sono parati davanti all'improvviso per prendersi il suo orologio, erano armati fino ai denti: uno impugnava una pistola, l'altro un coltello. E, oltre all'orologio, sbarazzandosi di qualsiasi scrupolo, gli hanno portato via anche gli orecchini. La vittima ha denunciato l'episodio in questura e non ha avuto bisogno di cure.
Qualche giorno fa la squadra investigativa del commissariato Centro aveva catturato 4 algerini (uno era già in carcere) che, in tre mesi e solo con tre orologi rapinati, avevano messo insieme 270mila euro.
Il colpo grosso l'avevano fatto con un Richard Mille modello Felipe Massa, valore 200mila euro. Come un appartamento, insomma. Strappato dal polso di un turista uzbeko che bighellonava in via Manzoni e che la banda aveva circondato e rapinato, senza mezze misure.
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