Ecco come è rinata Bea, che si è buttata dal balcone per sfuggire alle botte dell'ex

Si è salvata buttandosi giù da un balcone con due vertebre rotte. Si è trascinata in strada senza vestiti, agonizzante, ed ha avuto la forza di chiedere aiuto. Così Beatrice, volontaria della Croce Verde Baggio, è rinata dopo le sevizie dell'ex

Ecco come è rinata Bea, che si è buttata dal balcone per sfuggire alle botte dell'ex

Beatrice Fraschini, volontaria ventisettenne della Croce Verde Baggio, racconta quello che le è capitato come fosse un film. Ripercorre attimo dopo attimo quei quattro giorni di prigionia e sevizie senza tralasciare nessun particolare, nessun dettaglio, anche il più crudo. Mentre a noi che la ascoltiamo si attorcigliano le budella per l’orrore, lei continua a parlare. È come se quell’esperienza appartenesse alla vita di un’altra.

E in effetti lei non è più la stessa. È scesa all’inferno e risalita a mani nude. Si è salvata da sola, buttandosi giù da un balcone con due vertebre rotte. Si è trascinata in strada senza vestiti, agonizzante, ed ha avuto la forza di chiedere aiuto. Poi, stremata, ha lasciato che i soccorritori del 118 si prendessero cura di lei.

Ma andiamo con ordine. Beatrice è una giovane donna vittima di violenza. Nel 2015 si è innamorata di un uomo geloso, molto geloso. Beatrice è troppo coinvolta e non dà peso a quei segnali. "Mi controllava il telefono, i social network, non voleva che mi vestissi in maniera appariscente né che mi truccassi, lì per lì mi sembravano atteggiamenti normali, e così li ho assecondati perché non volevo perderlo", ricorda.

La situazione precipita nel 2018, anno in cui i due vanno a convivere e progettano il matrimonio. È stato allora che le discussioni sono diventate più accese e lui le ha dato il primo schiaffo. Beatrice stavolta reagisce. Non ha la forza di lasciarlo, ma decide di interrompere la convivenza e torna a vivere dai suoi.

A giugno dello scorso anno, la casa dove aveva vissuto fino a qualche tempo prima diventa la sua prigione. "Ero andata lì per il weekend e lui ha iniziato ad accusarmi di averlo tradito, pretendeva che ammettessi una colpa che non avevo, era fuori di sé, mi ha messo le mani al collo ed io sono svenuta". Beatrice si risveglia sdraiata su letto, con dolori dappertutto e una strana sensazione di gonfiore al viso: "Mentre ero incosciente, mi ha gonfiata di botte".

Iniziano così quattro giorni di umiliazioni e violenze. Quattro giorni di calci e pugni. Beatrice è inerme. La porta di casa è chiusa a chiave. Lui le toglie cibo e acqua, la priva del sonno, la costringe a chiedere il permesso persino per andare in bagno. È convinto che così facendo lei ammetterà di averlo tradito.

Domenica 4 giugno la obbliga a spogliarsi e immergersi in una vasca d’acqua ghiacciata. Lei non cede, continua a giurare di essergli sempre stata fedele. "Adesso vatti a vestire e raggiungimi di là, se non mi dici la verità ti ammazzo", gli dice lui al termine di quella tortura. Beatrice capisce che non ci sarà un lieto fine se non tenta il tutto per tutto.

"Sono andata in camera e invece di vestirmi mi sono buttata giù dal balcone, ho pensato che era meglio morire cercando di scappare che per mano sua", prosegue. L’appartamento è al secondo piano. "Non so come, ma sono riuscita ad arrivare al balcone del piano di sotto, ho bussato ma non c’era nessuno, così ho scavalcato la balaustra e sono atterrata in cortile". Beatrice è nuda, ferita e senza occhiali ma non si ferma, riesce a varcare il portone e a chiedere aiuto in un negozio vicino.

L’incubo finisce con l’arrivo dell’ambulanza. "Solo allora – ci confessa – ho capito di avercela fatta". Al Policlinico le trovano microfratture al cranio e alla mandibola, un timpano perforato, il setto nasale fratturato, quattro costole e tre vertebre rotte, un’ernia del disco e un piede rotto. Le dicono che forse non tornerà a camminare. E invece dopo due mesi in sedia a rotelle e tanta fisioterapia riesce a rialzarsi. Il suo ex invece è stato condannato a sei anni di carcere per violenza privata, sequestro di persona e lesioni.

Lei oggi riguarda le foto della vita di prima e non si riconosce più. Questa esperienza l’ha segnata profondamente, ma le ha anche fatto conoscere una Beatrice diversa. Una Beatrice forte e coraggiosa. "Se ripenso a quello che ho passato ed a come sono riuscita a salvarmi, mi sembra impossibile, e invece sono proprio io", ragiona. "Per lui adesso non provo più rabbia né odio, guardo le nostre foto e non sento più nulla, è come se fosse una cosa che non mi appartiene più".

È la grande vittoria di Beatrice, che adesso sorride nella sua tuta arancio, la stessa indossata dagli angeli che l’hanno soccorsa quella mattina di giugno.

Da qualche mese è diventata una di loro, una volontaria della Croce Verde. E quando le chiediamo perché ha scelto di impegnarsi in un’attività così particolare, risponde ironica: "Direi che in fatto di esperienze al limite ormai sono una professionista".

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