Certezze sul futuro e certezze sui ristori. Sono le condizioni richieste dalla Lombardia al governo. L'esecutivo, da parte sua, ieri ha prospettato alle Regioni (collegate in videoconferenza) l'intenzione di introdurre nuovi divieti, e oggi dopo tanto traccheggiare dovrebbe decidere sull'istituzione della Zona rossa natalizia estesa a tutta Italia. Ma Palazzo Lombardia oggi può affrontare la questione in un quadro più sereno, almeno dal punto di vista sanitario. L'emergenza epidemiologica e ospedaliera ormai da settimane va (lentamente) attenuandosi e anche ieri i dati lombardi hanno confermato una netta - seppur graduale - tendenza al miglioramento. I ricoverati in terapia intensiva continuano a diminuire (27 pazienti in meno) così quelli nei reparti (-50). E se i nuovi positivi sono risultati 2.994 su 37.605, significa che la percentuale di positivi sul totale dei tamponi è scesa ancora: al 7,9%. Guariti e dimessi intanto sono stati 9.045, ma purtroppo si sono registrati anche ieri 106 decessi.
Se il dilemma in vista del Natale riguarda la necessità di nuove restrizioni, si può dire che la Regioni Lombardia oggi ne ha relativamente meno bisogno di altre. Anche per questo, ieri la posizione di Fontana è apparsa interlocutoria. «Ascoltiamo quello che ci diranno» ha detto il governatore per poi sottolineare come il quadro sanitario sia appunto schiarito rispetto alle fosche prospettive di qualche settimana fa. «Non dobbiamo dimenticare - ha detto, a margine del Consiglio regionale - che la situazione della Lombardia in queste ultime settimane è migliore, i dati sono confortanti, quindi dovremmo fare una valutazione complessiva».
Più certezze, dunque, è questo ciò che Fontana ha chiesto al governo. «Certezze sui ristori per tutte quelle categorie che dovessero essere colpite da questa ulteriore chiusura e certezze su quello che sarà il futuro immediato in modo tale che imprenditori, commercianti e cittadini possano programmare». Questa la posizione del Fontana presidente, anche se nel corso della giornata, dopo un vertice con il segretario Matteo Salvini e gli altri colleghi presidenti della Lega, la posizione congiunta dei governatori leghisti (compreso Fontana) si è orientata più sui toni dello scontro. «Gli italiani si stanno dimostrando rispettosi delle regole - hanno detto i presidenti della Lega - la salute viene prima di tutto ma servono responsabilità e buonsenso perché il diritto alla salute va accompagnato al diritto al lavoro. È impensabile immaginare in queste ore una chiusura a partire dal prossimo week-end, senza programmazione e senza la certezza di un piano definito per i rimborsi e una programmazione seria».
A tal proposito appare sempre più chiaro che, una volta superata definitivamente la seconda ondata, e magari domata l'eventuale terza, l'emergenza sarà quella economica. A dare un'idea dell'emergenza cui si andrà incontro arrivano i dati sulla situazione economica della Lombardia a fine 2020, diffusi ieri dal centro studi di Assolombarda su «Genio & Impresa». I numeri attestano una nuova gelata dell'economia in coincidenza con la seconda ondata.
Si stimano ben 13 miliardi di export persi a causa della pandemia, con un aumento del tasso di disoccupazione dello 0,9% (fino al 6%) e una fiducia delle imprese del Nord Ovest in calo dell'11%. Fra i settori più colpiti automotive e moda. Territori più penalizzati Milano, Pavia e la Brianza.
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